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Durigon (Lega): quota 41 si fa subito e senza limiti di età. Ecco la riforma delle pensioni se vince il centrodestra
«Quota 41 per andare in pensione si farà subito, anche per terminare la riforma partita con la Quota 100 che ha contribuito a svuotare il bacino di lavoratori intrappolati dalla legge Fornero». A confermare a Il Tempo uno dei primi atti di politica economica e sociale, nel caso il centrodestra salisse al governo, è il segretario della Lega nel Lazio, Claudio Durigon.
Una legge che sarà attaccata per i suoi costi proibitivi.
«Secondo uno studio Cgil l'onere sarebbe di 1,3 miliardi annui. Potrebbe essere anche più alto ma oggi il costo non è rilevante come in passato. La sua applicazione infatti potrebbe essere un incentivo fortissimo all'efficienza aziendale. A causa del Covid e delle conseguenze della guerra in Ucraina le mansioni sono oggi fortemente diversificate rispetto al passato. Occorre favorire l'ingresso dei più giovani che hanno competenze aggiornate per i nuovi lavori. Investire nella riqualificazione di lavoratori over 60 avrebbe un costo elevato ed effetti minori sulla produttività. In più un lavoratore che esce costa di più rispetto a uno che entra. Dunque l'effetto economico sulle aziende sarebbe importante».
Quota 41 avrà costi nella determinazione dell'assegno?
«Il calcolo tiene conto della parte con il sistema retributivo. Dunque la somma non subirà alcun taglio. E non ci sarà alcun paletto o soglia di età».
Prevede altre innovazioni nel campo previdenziale?
«Un occhio di riguardo sarà per le donne. Opzione donna, che prevede l'uscita delle lavoratrici con 58 anni di età e 35 di contributi, sarà resa strutturale. Non solo. Per l'accesso a Quota 41 verrà assicurato rispetto ai requisiti standard lo sconto di un anno per ogni figlio. Infine più spazio a modifiche per i lavori usuranti».
Cosa ha in mente?
«Ci sono molti buchi nella normativa attuale. Così sarà rimodulato e allargato l'elenco delle attività che, per le loro specifiche, hanno bisogno di una tutela previdenziale differenziata».
La pensione di vecchiaia resterà così?
«La soglia fissata a 67 anni è troppo elevata. Contiamo di abbassare questo limite nei prossimi cinque anni. Con gradualità e cioè partendo da una prima fase che consente di avere l'assegno con almeno 20 annidi contributi e un'età di 62 o 63 anni.
Sono tutti quelli con carriere previdenziali con buchi contributivi e che perdono il lavoro. Per questa fascia è difficile ritrovare un'occupazione. Quindi potrebbero pensionarsi con un assegno ridotto anche calcolato con criteri normali».
Ha toccato il punto delle pensioni povere. Cosa propone?
«È il lascito della riforma del 1996. Più passa il tempo più il contributivo pesa nella pensioni e ne abbatte l'importo. Sono allo studio dei meccanismi di integrazione».
Si avvicina il momento della rivalutazione delle somme con l'inflazione.
«Innanzitutto la cosiddetta perequazione era stata bloccata per 9 anni dal Pd al governo. L'avevano stoppata la Fornero, Letta, Renzi e Gentiloni. Solo il nostro governo ha riattivato il sistema. Dico di più. L'aggiornamento si calcola su un paniere di beni ad hoc. Ed è questo che andremo a rivedere per avere pensioni più pesanti».
Molti temono che le risorse non saranno sufficienti...
«Su 300 miliardi di spesa un coefficiente di rivalutazione dell'8%, l'attuale inflazione, vale 24 miliardi. Sono tanti soldi. Ma in molti dimenticano che le risorse si autogenerano nel bilancio dello Stato. Con i prezzi più alti aumentano le entrate fiscali: più Iva e maggiori incassi da Irpef e Ires».
Torniamo a quota 41. Bruxelles dirà sì?
«È una riforma equa rispetto a quanto accade in altri Paesi. Molte contestazioni sulla spesa sono smontabili facilmente se si scindesse quella per l'assistenza e quella per la previdenza. La divisione consentirebbe di dimostrare che il sistema può reggere. In più l'Ue non ha dato grandi prove di unione negli ultimi tempi. La Francia con il contingentamento dell'export di energia elettrica, ad esempio, ha fatto fare un salto all'indietro rispetto alla visione del Pnrr post Covid».
Quali tempi di realizzazione prevede per le nuove norme.
«Il binario è quello della legge di Bilancio per anticipare la scadenza dell'inutile quota 102. I sindacati sono tutti d'accordo serve solo un tavolo di accordo con il governo. per archiviare definitivamente la Fornero. Ricordo solo che nessuno dei governi Pd ha messo mano al cantiere previdenziale».
Reddito di cittadinanza. Come cambierà?
«Si cambia assicurando un assegno solo a chi non può lavorare. Le risorse vanno gestite dagli enti locali che possono conoscere le persone che ne hanno diritto e possono contribuire a evitare truffe. Si supera così la maniacalità del presidente Inps Tridico nell'accentrare le competenze e la gestione di strumenti e fondi».