il comizio a roma
Roma, Giorgia Meloni si prende la piazza del centrodestra: "Pronti al presidenzialismo"
Di nuovo tutti insieme, sullo stesso palco, come non capitava dal gennaio del 2020. Dopo quasi mille giorni Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini si ritrovano uniti a piazza del Popolo, a Roma, per l'evento conclusivo della campagna elettorale del centrodestra. Lo stesso era capitato a Ravenna, oltre due anni fa in occasione delle regionali in Emilia Romagna. Allora finì male, con la sconfitta di Lucia Borgonzoni, mentre stavolta la vittoria sembra davvero a portata di mano. Di certo, la storica piazza romana conferma che ormai i rapporti di forza all'interno della coalizione sono cambiati. Il Cavaliere e il Capitano sembrano fare da 'spalla' alla Meloni, e anche il colpo d'occhio che restituisce l'evento racconta di una prevalenza di bandiere dei Fratelli d'Italia rispetto a quelle di Lega e Forza Italia.
La photo opportunity - che vede tutti assieme sul palco Salvini, Berlusconi, Lupi e Meloni - arriva subito, a inizio manifestazione (che comincia con oltre un'ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia annunciata), anche perché al termine sul palco resta solo la presidente di Fratelli d'Italia che chiude il suo intervento sulle note di 'Su di noi' di Pupo. Né il leader di Forza Italia né il segretario della Lega restano fino ai titoli di coda dopo aver parlato rispettivamente dal palco (allestito sotto il Pincio, con due grandi maxi-schermi ai lati) per un quarto d'ora e 20' minuti. Decisamente più lungo il tempo che si prende Meloni che, dopo essere stata presentata dall'attore e doppiatore Pino Insegno, occupa la scena per oltre mezz'ora mandando un messaggio inequivocabile al centrosinistra: "Gli unici che hanno paura sono loro perché hanno capito che sta per finire il loto sistema di potere. Noi siamo pronti e lo vedrete il 25 settembre, domenica, fino all'ultimo voto". "Costruiremo un governo saldo, coeso, con un forte mandato popolare che durerà in carica per 5 anni, piaccia o no alla sinistra", attacca ancora avvisando gli avversari: "Faremo una riforma in senso presidenziale delle istituzioni italiane, e saremo felici se la sinistra vorrà darci una mano. Ma se italiani ci daranno i numeri lo faremo comunque". Quello che non faranno, invece, è ricalcare la linea tenuta dai precedenti governi in tema di pandemia: "Se tornerà non accetteremo più che l'Italia sia l'esperimento dell'applicazione del modello cinese a un paese occidentale. Il 'modello Speranza' ci ha regalato una nazione che aveva le più grandi restrizioni e allo stesso tempo i più alti dati di contagio e di mortalità. Non piegheremo più le nostre libertà fondamentali a questi apprendisti stregoni!".
Davanti a una piazza gremita solo in parte (4-5 mila le presenze), e controllata dalle forze dell'ordine (una decina i blindati chiamati a presidiare il perimetro), è stato il fondatore del centrodestra Silvio Berlusconi a rompere il ghiaccio. "Siamo in tanti e sventolano tutte insieme le nostre bandiere, con quelle del nostro grande paese, l'Italia. Sono qui perché siamo uniti, siamo la maggioranza vera del paese - assicura il Cav, sottolineando che "l'Italia non vuole essere governata dalla sinistra. Abbiamo un grande futuro da realizzare insieme, in cui l'Italia possa riprendere la strada della crescita e del benessere". Anche Salvini batte sul tasto dell'unità della coalizione. "Siamo qui per prendere l'impegno a governare bene e insieme per cinque anni", dichiara prima di mettere nel mirino le cancellerie europee che non vedono di buon occhio un governo italiano di centrodestra: "Non cambieremo collocazione internazionale. Siamo e rimarremo nella famiglia dei paesi liberi, democratici. Non siamo al soldo di nessuno, ma voglio governare un'Italia che venga rispettata, che vada nel mondo a testa alta senza prendere ordini da nessuno. Sono stufo di sentire che da mezzo mondo spiegano come devono votare gli italiani. Si mettano il cuore in pace a Berlino, Parigi e a Bruxelles. Andiamo a vincere e per cinque anni governiamo insieme".
Il gran finale, come detto, è tutto della Meloni che boccia "l'idea di democrazia" secondo la quale "se vinci le elezioni ma non sei del Pd non hai diritto di governare, se perdi le elezioni e sei del Pd allora devi governare. Ma quell'Italia sta per finire e finisce domenica". "La loro tesi è: non abbiamo niente da dire, però siccome la Meloni è pericolosa voi turatevi il naso e votate a sinistra... ma questa nazione si è già turata il naso troppe volte e forse è arrivato il momento di respirare a pieni polmoni, perché l'aria che si respira qua intorno è aria di libertà. È arrivato il momento di non turarsi più il naso".