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Meloni annuncia il taglio del reddito di cittadinanza: "Soldi solo a chi non può lavorare"

Carlantonio Solimene
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Mai più soldi a chi non lavora pur potendo farlo. Un sostegno più cospicuo, invece, a chi è nell'impossibilità di svolgere un impiego. Dopo giorni di polemiche, non arrestatesi neanche ieri, Giorgia Meloni decide di prendere di petto la questione Reddito di cittadinanza e in un video diffuso sui social svela nei dettagli la ricetta che Fratelli d'Italia intende adottare sul sussidio. Senza rinunciare a togliersi qualche sassolino dalle scarpe. «Dicono che FdI voglia colpire i poveri perché siamo contro il Reddito - esordisce Meloni - lo dicono ricchi individui in abiti costosi, professoroni che non sono mai usciti dai quartieri bene delle grandi città, artisti pluri milionari dai jet privati... Lo dicono a noi che qualcosa sulle povertà lo abbiamo imparato sulla nostra pelle...». «Per questo - continua - diciamo che il Reddito di cittadinanza è sbagliato perché mette sullo stesso piano chi può lavorare e chi non può farlo». «Pensiamo - aggiunge - che i 9 miliardi che lo Stato eroga per il Reddito possano essere spesi meglio, anche tralasciando le truffe che riempiono le cronache». Poi la ricetta: «Vogliamo continuare a proteggere i più fragili, mantenere il sistema di tutela anche tentando di renderlo più dignitoso. Penso ai pensionati, agli over 60 privi di reddito, agli invalidi, alle famiglie senza reddito che hanno minori a carico».

 

 

«Per chi è in condizione di lavorare, e si tratta - ricorda la leader di Fratelli d'Italia - del 50% dei percettori del reddito, invece che prendere il sussidio sarà aiutato a trovare un posto di lavoro. Deve poter rispondere alle richieste di lavoro. Abbiamo- sottolinea- 28 miliardi fino al 2027» di fondi europei e «altri 8 miliardi di euro che non abbiamo usato della programmazione precedente». «Nel nostro modello chi si rivolge a un centro per l'impiego o a una agenzia per il lavoro deve essere immediatamente indirizzato a un corso di lavoro», aggiunge la presidente di FdI, «durante quel periodo ci sarà comunque una copertura». Questo progetto sarà «accompagnato da misure di sostegno alle aziende che assumono. È questa la differenza tra un partito serio e le forze politi cheche vogliono tenere sotto ricatto dell'assistenzialismo di Stato quelle persone per poi poter chiedere loro il voto».

 

 

Il riferimento a Giuseppe Conte è chiaro. D'altronde era stato lo stesso leader del M5S a criticare duramente Meloni, sostenendo che «lei prende 500 euro al giorno e vuole togliere i soldi a chi non ha da mangiare». Refrain che, in verità, ieri è stato ripreso anche dall'ex leader della Cgil Susanna Camusso e dai parlamentari di Impegno Civico, con Primo Di Nicola che ha accusato la leader di FdI di «non avere il polso della realtà». I distinguo, tuttavia, ci sono anche nel centro destra. Perché il segretario della Lega Matteo Salvini - peraltro al governo quando il Reddito divenne realtà - ha una posizione diversa: «Il sussidio deve restare per chi è senza lavoro - dice Salvini - e chi rifiuta un'offerta di lavoro invece perde qualsiasi privilegio. Quindi nessuno propone di azzerarlo perché chi non può lavorare, i minorenni o i disabili, è giusto che venga aiutato dallo Stato, però chi lo prende magari da 3 anni e rifiuta un'offerta di lavoro è irrispettoso che continui a riceverlo». Posizione a parte anche per Silvio Berlusconi, che parla addirittura di rimpolpare l'assegno ed «estenderlo a tutti i cittadini che sono nella povertà: 4,75 milioni di italiani». Una dimostrazione di quanto la partita della riforma sia tutt'altro che agevole.

 

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