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Draghi in conferenza stampa si sfila: dice no al secondo mandato ma "aiuta" il Pd

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Dario Martini
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Mario Draghi delude le aspettative di Renzi, Calenda e Di Maio: «Non sono più disponibile a fare il presidente del Consiglio». Comunque vadano le elezioni, a guidare Palazzo Chigi sarà qualcun altro. Il premier lo mette bene in chiaro nel corso della conferenza stampa sul decreto contro i rincari energetici. Supermario dice voler restare fuori dalla campagna elettorale. Poi, però, critica apertamente le posizioni di Lega, FdI e M5S.

La prima stilettata arriva sullo scostamento di bilancio. Draghi fa notare che i 14 miliardi del nuovo provvedimento si aggiungono ai 17 contenuti nel dl Aiuti bis. In totale fanno 31 miliardi. «Mi sembra che sia la risposta migliore alla richiesta di uno scostamento di bilancio da 30 miliardi, a meno che non si pensi a uno scostamento ogni mese», dice il premier. Una critica aperta a Matteo Salvini, che per settimane ha sottolineatola necessità di fare extra-deficit contro il caro bollette. Il capo del governo entra a gamba tesa anche quando gli viene chiesto un commento sul voto contrario di FdI e Lega al rapporto approvato dal Parlamento europeo che definisce l'Ungheria «un'autocrazia». «Noi abbiamo una diversa idea di Europa, rispetto a quella di Viktor Orban - dice Draghi -Noi difendiamolo Stato di diritto, come lo fanno anche i nostri alleati Germania e Francia. La domanda da porsi è: "Uno Stato come sceglie i suoi partner?". Certamente sulla base di una comunanza ideologica, ma anche sulla base della tutela degli interessi degli italiani. Bisogna chiedersi: "Chi mi aiuta a proteggere gli italiani meglio? Chi conta di più tra questi partner?". Datevi voi le risposte».

Poi c'è il capitolo sanzioni alla Russia. La posizione del leader della Lega è nota: vanno riviste. Draghi è del parere opposto: «Le sanzioni funzionano. All'interno del centrodestra ci sono tanti punti di vista. Lei mi vuol far dire che il punto di vista di Salvini prevale su quello di Meloni o Berlusconi- dice rivolgendosi al giornalista che gli ha posto la domanda - Quello non posso dirlo. Ma è una visione che il governo attuale non condivide». E ancora: «C'è chi parla di nascosto con i russi, chi vuole togliere le sanzioni, mala maggioranza degli italiani non lo fa e non lo vuole fare». Secca la risposta del leader della Carroccio: «La Lega sostiene le sanzioni, ma non siano gli italiani a pagare».

Il premier uscente boccia Salvini e Meloni pure sul Pnrr. «Non c'è nulla da rivedere, perché è già stato bandito quasi tutto». È scontro anche sulla mappatura delle concessioni balneari: «Il governo non poteva non agire», spiega Draghi. Per concludere, non manca l'attacco frontale a Giuseppe Conte: ««Non si può votare l'invio delle armi all'Ucraina e poi dire che non si è d'accordo. O, ancora peggio, inorgoglirsi dell'avanzata ucraina dopo che si è stati contro l'invio delle armi. Si voleva che Kiev si difendesse a mani nude? Forse sì». Letta, Renzi e Calenda ringraziano.

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