L'EREDITÀ DEI MIGLIORI

Mario Draghi in ritardo sulle misure del Pnrr: decreti attuativi “scaduti”

Carlantonio Solimene

Diciassette decreti attuativi legati al Pnrr già «scaduti» e mai pubblicati. Altri 37 in «attesa» anche se formalmente ancora nei tempi previsti nel cronoprogramma. È l'eredità che il governo dei «migliori» lascia al prossimo esecutivo. Uno stato dell'arte che stride profondamente con l'immagine di efficienza che il premier Draghi continua a propagandare relativamente all'attività della sua squadra. A fare le pulci all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è il portale della fondazione Openpolis, che ha realizzato un approfondimento specifico sul tema, consultabile all'indirizzo OpenPnrr.it. I dati vanno maneggiati con cura. Perché se ci si limita ai «titoli» dei provvedimenti, l'Italia non sembra essere messa male. Alla fine del secondo trimestre del 2022, infatti, la percentuale di completamento delle riforme previste dal Piano era arrivata al 48,93% contro il 50,15 previsto. Mentre gli investimenti realizzati al 23,35% contro il 25,06 previsto. Piccoli ritardi, tutto sommato trascurabili. Solo alla fine del terzo trimestre si potrà verificare se il governo ha tenuto il passo del proprio cronoprogramma anche dopo la crisi che vincola Draghi al solo disbrigo degli affari correnti. Ma il diavolo, come sempre accade, si annida nei dettagli. E in particolare in quei decreti attuativi che sono necessari affinché i «titoli» dei provvedimenti si trasformino in atti concreti. Ed è qui che sorgono i problemi. Perché, dei 153 provvedimenti previsti all'interno delle misure legislative legate al Pnrr, ben 54 - oltre un terzo - non hanno ancora visto la luce. E 17, aspetto ben più grave, non sono stati pubblicati benché la scadenza per la loro promulgazione sia ormai passata.

 

  

 

Non si tratta - per lo meno non in tutti i casi - di ritardi dovuti alla crisi di governo. Perché molti di quei decreti attuativi mai realizzati scadevano all'incirca un anno fa. Si tratta, per dirne una, della misura che avrebbe dovuto dare il via libera all'«Approvazione e attuazione del piano nazionale dei dragaggi sostenibili», cui erano tenuti il ministero per la Transizione ecologica e quello per le Infrastrutture, è che era attesa entro il 29 settembre 2021. Ad oggi - l'analisi realizzata da Opepolis si basa su dati pubblici aggiornati allo scorso 26 agosto - non ve n'è traccia. Sono state diverse le occasioni in cui il premier Mario Draghi ha invitato i vari titolari dei ministeri a stringere i tempi sui provvedimenti. In ultimo nel cdm del primo settembre scorso. Ma va annotato che è la stessa Presidenza del Consiglio a patire qualche rallentamento. È il caso, ad esempio, di alcune misure legate alla Cybersecurity, argomento piuttosto «caldo» nei mesi del conflitto russoucraino. Ebbene, il decreto attuativo riguardante la «Definizione delle procedure per la stipula di contratti di appalti di lavori e forniture di beni e servizi per le attività dell'Agenzia finalizzate alla tutela della sicurezza nazionale nello spazio cibernetico e per quelle svolte in raccordo con il sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica», con scadenza prevista il 3 dicembre 2021 e in capo proprio a Palazzo Chigi, non risulta ancora pubblicato. Sono altri due i provvedimenti attuativi spettanti alla Presidenza del Consiglio e già scaduti senza essere realizzati. Uno è legato al pianeta Istruzione: si tratta della «Definizione dei contenuti e strutturazione dell'offerta formativa per la formazione iniziale dei docenti del sistema nazionale di istruzione (...)». Era atteso per il 31 luglio scorso. L'altro riguarda l'«Individuazione delle risorse finanziarie per il conferimento delle quote del capitale sociale della Società 3-I S.p.A» ed è scaduto il 30 giugno 2022.

 

 

Aspetto non secondario è quello relativo alla capacità degli enti locali di gestire per tempo gli investimenti e i progetti legati al Pnrr. Spesso si è dibattuto sulla mancanza di personale adatto a un simile compito, segnatamente nelle realtà territoriali più piccole e meno strutturate. Ebbene, il governo non sembra particolarmente sensibile al tema. Al punto che la «Ripartizione di un Fondo istituito a favore dei comuni, con popolazione inferiore ai 5 mila abitanti, per la copertura delle assunzioni di personale a tempo determinato, di qualifica non dirigenziale, per l'attuazione dei progetti del PNRR», prevista per lo scorso 30 luglio, non è stata ancora realizzata. Sul banco degli «imputati», in questo caso, il ministero per la Pubblica amministrazione. Mentre è a quello del Lavoro che si deve il ritardo della «Disciplina delle modalità per il conferimento di incarichi di collaborazione per il supporto ai procedimenti amministrativi connessi all'attuazione del PNRR», la cui emanazione era attesa entro il 28 febbraio 2022. Altro tema politicamente «caldo» è quello dell'energia, dell'incentivazione all'adozione delle rinnovabili e dei sostegni economici alle imprese che maggiormente soffrono i rincari del prezzo del gas e in prospettiva la minore disponibilità del gas nei prossimi mesi. Su questo fronte sono ben tre i decreti attuativi già scaduti e mai licenziati, rendendo impossibile l'accesso delle aziende a misure mai così necessarie. Due sono in capo al ministero per la Transizione ecologica. Si tratta della disciplina delle «Modalità di incentivazione tariffaria per il biometano prodotto ovvero immesso nella rete del gas naturale», scaduta il 13 giugno 2022, e della «Individuazione delle condizioni tecniche di dettaglio per le quali viene esonerato il pagamento degli oneri generali del sistema elettrico il consumo di energia elettrica da fonti rinnovabili in impianti di elettrolisi per la produzione di idrogeno verde», prevista lo scorso 30 giugno.

 

 

Si deve al ministero dello Sviluppo economico, invece, la mancata pubblicazione dei «Termini e modalità per la concessione di agevolazioni di cui al fondo per il sostegno alla transizione industriale in favore delle imprese l'erogazione, alle imprese, in particolare a quelle operanti nei settori ad alta intensità energetica», mai realizzata e scaduta addirittura il 31 gennaio 2022. Altri decreti attuativi in ritardo, piuttosto tecnici, sono ascrivibili ai ministeri dell'Istruzione, dei Trasporti, della Salute e del Sud. Vanno segnalati particolarmente, però, due decreti attuativi legati all'emergenza siccità e mai licenziati. Si tratta della pubblicazione dei «Termini e modalità perla redazione e l'aggiornamento del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico, nonché modalità di attuazione dei successivi stralci», attesa dal 28 febbraio scorso e mai realizzata dal ministero dei Trasporti. E della «Adozione delle norme tecniche per la disciplina delle opzioni di riutilizzo dei sedimenti di dragaggio e di ogni loro singola frazione granulometrica secondo le migliori tecnologie disponibili», prevista entro l'8 febbraio 2022 e «dimenticata» da Cingolani. A puntare i fari contro il governo è il deputato di Fratelli d'Italia Federico Mollicone: «Imprese e famiglie non possono aspettare, se ne occuperà il governo di centrodestra a garantirne l'operativitá» spiega. Ribadendo la necessità che il Pnrr sia riformato «a fronte del caroenergia e del caro materiali». Un concetto che sarebbe stato ribadito anche dal ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti. «I progetti sono stati concepiti in un'altra epoca - avrebbe confidato ai suoi colleghi - ora vanno ridotti o servono altri soldi». Un aspetto che allunga un'ulteriore incognita sulle reali possibilità che l'Italia riceva tutti i 190 miliardi attesi dall'Europa nell'ambito del Recovery Plan.