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Il Pd vuole ancora più profughi: "Porti aperti e no ai respingimenti"

Dario Martini
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«Siamo stati, siamo e saremo sempre contro politiche di respingimenti, apparenti "chiusure dei nostri porti" o, addirittura, non meglio precisati "blocchi navali": vale il sacrosanto principio per cui chi è in pericolo in mare va soccorso e salvato sempre». È scritto nero su bianco a pagina 28 del programma elettorale del Partito democratico. È la politica in materia di immigrazione che Enrico Letta e compagni intendono portare avanti nel caso in cui dovessero uscire vincitori dalle urne il 25 settembre. Quindi, nessuna correzione dell’attuale linea portata avanti dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. I porti delle coste siciliane dovranno continuare a restare rigorosamente aperti. Non è un caso che anche ieri i vertici del Pd siano rimasti in silenzio di fronte al record di migranti sbarcati a Lampedusa, a Pantelleria e nelle altre isole del trapanese.

 

Il Pd riconosce che il fenomeno vada governato. Ma propone una ricetta opposta a quella di Matteo Salvini («Entra chi ha il permesso di entrare») e di Giorgia Meloni, con la leader di FdI che anche ieri ha ribadito la necessità di un «blocco navale», ritenuto «l’unico modo per fermare l’immigrazione clandestina». Perché «uno Stato serio controlla e difende i propri confini. Serve una missione europea in accordo con le autorità nordafricane - ha aggiunto Meloni - Solo in questo modo sarà possibile mettere fine alle partenze illegali verso l’Italia e alla tragedia delle morti in mare». Il partito di Letta ha idee diametralmente opposte. Per conoscerle bisogna far ricorso ancora al programma elettorale.

 

Il Pd intende dar vita a un’«Agenzia di Coordinamento delle politiche migratorie». Dovrebbe occuparsi del «monitoraggio» e del «rispetto dei criteri d’accoglienza e dell’efficacia delle politiche d’integrazione». Finora siamo nel campo dei diritti dei profughi. Per quanto riguarda invece gli ingressi in Italia, i dem promettono di «abolire la "Bossi-Fini" e approvare una nuova legge sull’immigrazione, che permetta l’ingresso legale per ragioni di lavoro, anche sulla base delle indicazioni che arrivano dal Terzo settore». La «Bossi-Fini», per inciso, è quella legge che prevede le espulsioni degli irregolari e lega il soggiorno in Italia ad un lavoro effettivo. Il Pd vuole cancellare anche i Cas (Centri di accoglienza straordinaria) per sostituirli con «piccoli centri diffusi sul territorio». Infine, assicura che promuoverà «un’azione in sede europea che spinga al superamento del Regolamento di Dublino e la costruzione di una vera politica europea su migrazione e accoglienza». Un impegno ribadito all’inizio di ogni legislatura ma sempre rimasto sulla carta vista l’indisponibilità dei partner europei ad ospitare i migranti sbarcati in Italia.

 

Anche gli alleati del Pd condividono la politica dei porti aperti. Anzi, se vogliamo, sono ancora più accoglienti. Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni nel programma di Verdi e Sinistra italiana scrivono che «non esiste alcuna emergenza migrazione». E, oltre all’abolizione della Bossi-Fini, propongono di cancellare l’aggravante di clandestinità.

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