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Retroscena Quirinale, così il presidente Mattarella bacchetta i suoi e smentisce gli anti-Meloni
Nessun "malumore" al Quirinale sulle aspirazioni di Giorgia Meloni di guidare il prossimo governo del Paese. "Sono del tutto privi di fondamento articoli che presumono di interpretare o addirittura di dar notizia di reazioni o 'sentimenti' del Quirinale su quanto espresso nel confronto elettorale. Questi articoli riflettono inevitabilmente soltanto le opinioni dell'estensore", si legge nella nota in cui la presidenza della Repubblica smentisce i retroscena che vedevano un "malumore" di Sergio Mattarella per le mire di Giorgia Meloni su Palazzo Chigi in caso di vittoria alle elezioni del 25 settembre. Mire più che comprensibili, eppure il quirinalista Marzio Breda sul Corriere della sera aveva parlato di "stupore" al Colle. A commentare a livello politico la fredda prosa quirinalizia è Alessandro Giuli che in un articolo pubblicato su Libero spiega che "Mattarella rifiuta cordialmente, ma con fermezza («del tutto»), di farsi gettare nella mischia di quello che con una certa eufemistica benevolenza lascia definire dal suo staff «confronto elettorale» anziché lotta nel fango. A maggior ragione qualora si cerchi di attribuirgli stati d'animo («sentimenti») piuttosto che la calma e neutrale vigilanza con la quale osserva dall'alto il campo di battaglia politico".
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Insomma, Mattarella non vuole essere tirato per la giacchetta, né quando parla, né a maggior ragione quando tace. "Il Quirinale non intende consentire a che si utilizzino perfino i suoi silenzi in una contesa inedita e oggettivamente più delicata delle precedenti, poiché vede per la prima volta la destra postfascista in vetta ai sondaggi e la sua leader emergere di conseguenza come predestinata naturale alla premiership", spiega Giuli che riporta come già emergano "interpretazioni simmetricamente opposte" a quelle che hanno originato la nota del capo dello Stato. Infatti c'è chi vede nella smentita una apertura informale a un governo guidato da Giorgia Meloni.
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Ma "è realistico pensare che la verità sia a metà strada e che sul Colle dei quiriti si avverta il bisogno di formalizzare subito - con una voce sola e tempestiva che scoraggi anche eventuali divaricazioni interne fra consiglieri - l'indisponibilità a qualsivoglia pressione partitica e strumentalizzazione mediatica", chiarisse il giornalista che ricorda come la rielezione "rocambolesca" di Mattarella è la prova che il presidente è "la figura istituzionale più forte in Italia e più influente all'estero".