mancano risorse

Emergenza energia, Mario Draghi ha finito i soldi: il decreto ancora non c'è, mancano le coperture

Paolo Zappitelli

Il decreto non è dietro l'angolo. Anzi. Le misure che tutti chiedono per alleviare le sofferenze di famiglie e imprese strangolate dalle bollette di gas e luce non vedranno la luce la prossima settimana. Questo non vuol dire che Draghi non ci stia lavorando ma il problema - serio - è dove trovare le risorse necessarie per un provvedimento che serva a calmierare il prezzo dell'energia. Quindi ci vorrà del tempo. Ieri il gas ha chiuso a 339 euro al Mwh: il 533,8% in più in un anno, il 309,3% in più da inizio giugno, il 47,6% in una sola settimana. E la situazione non va meglio se si guarda ai contratti in scadenza nel medio periodo, tutti al di sopra dei 300 euro al Mwh fino almeno a febbraio 2023, indice del fatto che gli investitori si attendono prezzi sostenuti per diversi mesi. Palazzo Chigi ha già varato il 4 luglio un decreto da 14 miliardi che serve a estendere alla fine dell'anno - quindi al quarto trimestre del 2022 l'abbassamento dell'Iva e gli altri «sconti». In tutto da gennaio sono stati stanziati 48 miliardi per aiuti economici che però sono stati «bruciati» dalla corsa vertiginosa dei prezzi del gas. E ora di risorse disponibili non ce ne sono più. Escluso che si possano trovare con uno scostamento di bilancio. Draghi - fa notare chi ha avuto contatti con il premier nelle ultime settimane- è sempre stato contrario a questa idea. E tanto più ora che il mondo finanziario ha gli occhi puntati sull'Italia, vista come uno dei Paesi più a rischio.

 

  

 

Giovedì le Borse hanno reagito bene a un primo tentativo che è stato fatto dagli hedge funds, che hanno giocato la più grande scommessa contro il debito italiano dalla crisi finanziaria globale del 2008. Il Financial Times ha raccontato come i fondi speculativi abbiano preso a prestito bond scommettendo su un calo dei loro prezzi per un controvalore di circa 39 miliardi di euro. I mercati però hanno reagito bene e lo spread ha chiuso in calo a 223 punti base. Ma è un evento favorevole che potrebbe non ripetersi. Con uno scostamento di bilancio, è il timore di Mario Draghi, L'Italia finirebbe dritta in pasto alla speculazione, con effetti devastanti proprio ora che la produzione industriale sembra essersi ripresa e viaggia a un ritmo un po' più sostenuto rispetto agli altri Paesi europei. Oltretutto - ragionano ancora a palazzo Chigi- ci sono in arrivo i fondi del Pnrr da spendere per le opere pubbliche. E se invece di mettere in cantiere lavori per 16 miliardi se ne mettono - grazie a quei soldi - per 55, l'effetto traino sull'economia è evidente: c'è un gettito maggiore sul fisco e si dà uno stimolo eccezionale all'occupazione. Dunque le risorse - è la tesi di Mario Draghi - vanno trovate in un altro modo. Ma le carte in mano al governo non sono molte.

 

 

Il premier è freddo - per non dire assolutamente contrario - sull'ipotesi di mettere un tetto italiano al prezzo del gas. Perché chi vende si rivolgerebbe ad altri Paesi e a quel punto ci rimetterebbe solo l'Italia. Meglio, molto meglio, il price cap a livello europeo. Ma anche qui ci sono da convincere Paesi riottosi. Come ad esempio l'Olanda che non ha alcun interesse visto che ad Amsterdam si fanno gli scambi commerciali e si fissa il prezzo del gas. Piuttosto timida anche la Germania che dipende più di noi dal gas russo. E il timore di Scholz è che Mosca chiuda i rubinetti e lasci il Paese a secco. Ciò non toglie che l'ipotesi sia seriamente sul tavolo a Bruxelles: l'Unione Europea convocherà una riunione urgente dei ministri dell'Energia per discutere di misure specifiche di emergenza per affrontare la situazione. Intanto palazzo Chigi sta lavorando su alcune ipotesi: tra queste la possibilità di aumentare ancora il prelievo sugli extraprofitti delle aziende e agire almeno sul costo dell'elettricità, sganciandolo da quello del gas e ancorandolo a quello del petrolio. Provando anche a far pagare l'energia che le aziende producono da fonti rinnovabili a un prezzo più basso. Con un avvertimento: gli effetti comunque si vedranno non prima di dicembre.