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Francesco Rutelli in treno, Walter Veltroni col bus. Enrico Letta sceglie il pullmino elettrico

Antonio Siberia
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Muoversi! Già, ma come? La benzina è cara, la luce pure, il gas non ne parliamo, l'ideale sarebbe la cara vecchia bicicletta, a pedali, certo risulterebbe faticoso assai girarci tutta l'Italia in campagna elettorale. Ed allora ecco che, come nei corsi e ricorsi della storia cari al filosofo Giambattista Vico, dal Partito democratico il leader Enrico Letta tira fuori la sua brillante idea e la annuncia agli italiani e alle italiane: «Il tema del cambiamento climatico - sostiene Letta - è entrato nella nostra società e deve entrare nella campagna elettorale. Per noi sarà una delle bandiere principali tanto che le ultime due settimane di campagna elettorale le farò su un minibus elettrico in giro per l'Italia». Il minibus, essendo piccolo, si parcheggia assai più facilmente del vecchio e grande autobus (su questo non ci sono dubbi) anche se parafrasando una geniale battuta di Totò vien subito da chiedersi: «Bus? Bus, bus? Questo nome non mi è nuovo». Ed infatti sono anni e anni che quelli del centrosinistra dedicano parte dei loro sforzi alla scelta del mezzo di locomozione per spostarsi in campagna elettorale.

 

 

Quando ancora c'erano le lire fu Francesco Rutelli, candidato premier, a scegliere il ciuff ciuff di un treno ma le elezioni politiche, era il 2001, le vinse Silvio Berlusconi. Il comico Corrado Guzzanti, in proposito, facendo una delle sue strepitose imitazioni di Gianfranco Funari, ebbe ad ironizzare: «A France', sur treno se magna male e se caca peggio, e il cittadino vuole servizi!!!». Insomma, una scelta sbagliata. Grande fan del bus invece è stato, al tempo delle sue campagne elettorali, il leader ulivista Romano Prodi. Un'idea che piaceva molto - quella dell'autobus - anche a Walter Veltroni (sempre meglio in fondo dell'andare a piedi) ed infatti il buon Walter nel 2008 scelse appunto il bus per girare il Belpaese. Risultato: perse la sfida del voto. Anche in quella occasione rivinse infatti Silvio Berlusconi. Il che, anche a non voler essere scaramantici, dovrebbe far riflettere il Pd ed Enrico Letta: ma non sarà che quella dell'autobus in una nazione come la nostra che ama la macchina e adora l'individualismo è un'idea perdente e un po' vecchiotta?

 

 

Certo il minibus, e per giunta elettrico, che userà Letta junior scommette molto sulla rivoluzione green che, con le bollette alle stelle ed i rischi di andar a gambe all'aria per via dei costi altissimi che corrono famiglie e imprese, non sembra il cuore pulsante dei problemi degli italiani in vista dell'autunno. Senza contare poi che in un Paese dove trovare parcheggio, soprattutto nelle grandi città, è cosa assai complicata (quando non un'impresa) per i comuni mortali, vedere un minibus che arriva e parcheggia al volo, magari prima di un comizio elettorale, potrebbe suscitare una certa invidia. Rifletta quindi il buon Enrico Letta sul cambiare il proprio mezzo di locomozione. Faccia un pensierino alla cara e vecchia bicicletta, in fondo siamo il Paese di Fausto Coppie di Gino Bartali, come cantava Paolo Conte: «Oh, quanta strada nei miei sandali / Quanta ne avrà fatta Bartali / Quel naso triste come una salita / Quegli occhi allegri da italiano in gita». Anche se al giorno d'oggi, gli italiani - che aspettino o no un autobus in ritardo alle fermate allegri non lo sono più.

 

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