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La Crusca si scaglia contro i ministeri: "Troppi inglesismi nei testi Covid"

Luigi Frasca
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Basta con l'uso della lingua inglese nei provvedimenti adottati dalle istituzioni del nostro Paese. Soprattutto se si può ricorrere senza problemi all'italiano. L'altolà arriva dall'Accademia della Crusca, la massima autorità in questo campo. «Lo specialismo esagerato e immotivato, con conseguente ricorso a prestiti non adattati e a calchi approssimativi dall'inglese, non trova in questo caso alcuna giustificazione plausibile, e la critica deve essere netta e severa», scrive la Crusca, censurando i termini «oscuri» inseriti nella circolare diramata il 5 agosto scorso dall'Istituto superiore di sanità, dal ministero della Salute, dal ministero dell'Istruzione e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome in merito alle ultime misure anti-Covid. I dotti linguisti devono essere saltati sulla sedia quando hanno letto il titolo della circolare: «Indicazioni strategiche ad interim per la preparedness e readiness ai fini della mitigazione delle infezioni da Sars-Cov-2 in ambito scolastico (a.s. 2022-2023)». Questo «è un modo sbagliato di parlare di sanità alla scuola», sentenzia il Gruppo Incipit dell'Accademia della Crusca, presieduta dal linguista Claudio Marazzini, che sorveglia l'arrivo dei neologismi nella lingua italiana. Già il titolo di questo documento, con i termini tecnici «preparedness» e «readiness», osserva l'Accademia della Crusca, «sconosciuti alla quasi totalità degli italiani e di non facile interpretazione anche ricorrendo a dizionari inglesi, uniti al latinismo burocratico "ad interim" (con probabile allusione al fatto che si tratta di norme provvisorie, suscettibili di modifica), mostra un atteggiamento assolutamente refrattario alla buona comunicazione (per tacere, inoltre, del pesante "burocratese" della frase ai fini della mitigazione delle infezioni da Sars-Cov-2 in ambito scolastico)».

 

 

Nel resto del documento, analizza l'Accademia della Crusca, «ricorrono espressioni come "setting scolastico", "razionale" nel significato inglese di "rationale" e non nel significato italiano, "etichetta respiratoria" per "igiene respiratoria", e via dicendo. Inutile da parte nostra analizzare il documento, che ci pare pessimo nella veste linguistica oscura e farraginosa». L'Accademia della Crusca rivolge poi un appello ai ministeri coinvolti nella circolare, «invitandoli, semplicemente, a usare la lingua italiana». «Facciamo notare che quello esaminato non è un documento interno per addetti ai lavori, ma un elenco di azioni che dovranno essere applicate in tutt'Italia da dirigenti scolastici e insegnanti». Il comunicato n. 20 del Gruppo Incipit della Crusca è dedicato alla memoria del linguista Luca Serianni: «Il La circolare Sopra, il documento dell'Iss, del ministero della Salute e del ministero dell'Istruzione Già nel titolo vengono utilizzate le parole «preparedness» e «readiness» grande studioso, tragicamente venuto a mancare il 21 luglio scorso, ha firmato con noi tutti i precedenti interventi di Incipit. Questo è il primo comunicato che viene diramato senza di lui. Il nostro pensiero va alla sua memoria, ai suoi consigli, alla sua intelligenza e alla conoscenza impareggiabile della lingua e dei valori della buona comunicazione. Luca Serianni era molto ascoltato anche dal Ministero dell'Istruzione. Speriamo che anche in sua memoria il biasimo nostro venga preso in considerazione».

 

 

Il vizio di ricorrere a termini stranieri quando si può tranquillamente utilizzare l'italiano è diffuso in gran parte della pubblica amministrazione. A contrastare questo fenomeno nel mondo della politica sono in pochi. Negli ultimi anni di ha dedicato molto tempo il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. Nel novembre scorso il deputato di FdI chiese la «costituzionalizzazione» dell'italiano. Spiegò così la sua iniziativa: «Ho chiesto agli uffici, che ringrazio e con i quali mi scuso per l'insistenza, di eliminare ogni termine straniero nei nostri documenti, testi per l'aula e per le commissioni. Chiedo analogamente al governo di fare altrettanto: vista la produzione imbarazzante negli scorsi anni di leggi contenenti perfino nel titolo parole straniere: come Jobs Act, o con sezioni come volontary disclusure, bail in, bail out, smart working. Tendenza esterofila che non si è tuttora fermata come si può constatare per il ddl Family Act presentato da Palazzo Chigi e licenziato dalla Camera». In pochi lo hanno ascoltato.

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