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Duello Berlusconi-Letta sull'energia. Rigassificatori e nucleare, il Cav: stop ideologici della sinistra

Gaetano Mineo
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La vitale questione energia è sempre più protagonista in questa campagna elettorale. L'emergenza principale, il gas, continua a preoccupare i partiti ma soprattutto le famiglie italiane. E così, ieri, è andato in scena uno scontro a distanza, tra Silvio Berlusconi e Enrico Letta sul come affrontare il caro-energia.

Il presidente di Forza Italia ha sferrato un affondo contro «gli stop ideologici della sinistra» e questo mentre il prezzo del gas è salito ad Amsterdam a 283 euro al MWh dopo il nuovo stop del gasdotto Nord Stream annunciato venerdì scorso da Gazprom. E con previsioni che parlano di un ottobre di nuovi rincari, con aziende che saranno costrette a chiudere, se non si corre ai ripari.

 

Quindi, i due leader hanno presentato i rispettivi piani per affrontare la spinosa questione. Proposte profondamente diverse tra loro e che non toccano, al momento, il dilemma di fondo riguardante la transizione energetica e i piani che dovevano portare a una accelerazione sulle rinnovabili. «Mentre l'attenzione dei leader politici di questi giorni è tutta concentrata sulle liste e sulle candidature, sul nostro Paese si sta abbattendo un'emergenza molto grave: il costo dell'elettricità e del gas è cresciuto da 4 a 6 volte in un anno» ha detto Berlusconi nel corso della sua "pillola" quotidiana. Uno scenario, per il Cavaliere, che porta «molte famiglie a dover fare una scelta drammatica: o pagare le bollette o fare la spesa, molte imprese rischiano di non farcela, di chiudere o di dover ridurre il personale».

 

Da qui la ricetta: «Provvedimenti urgenti per sterilizzare gli aumenti e partendo immediatamente nella realizzazione di rigassificatori, dei termovalorizzatori, delle energie rinnovabili e anche con le ricerche sul nucleare pulito». In altri termini, «tutte cose che la miopia ideologica della sinistra ha bloccato per anni, portandoci a questa situazione», ha concluso Berlusconi.

Dall'altro schieramento, arriva la proposta di Letta in cinque punti. Il segretario Dem parte nel mettere a livello nazionale un tetto al prezzo dell'energia in Italia e questo «consentirà a imprese e famiglie di avere un prezzo calmierato e non soffrire per questi aumenti». Poi lancia un «nuovo contratto "luce sociale" per piccole e medie imprese e famiglie. Al terzo punto, colloca il «raddoppio dell'intensità del credito d'imposta per compensare gli extra costi per le imprese, i prezzi amministrati hanno effetto in futuro, il problema sono gli extra costi arrivati adesso». Poi snocciola un «piano nazionale per il risparmio energetico, perché arriva un inverno molto complicato». E chiude la cinquina con il «continuare con queste politiche per arrivare a un tetto europeo sul prezzo del gas e per l'incentivazione degli impianti di energie rinnovabili».

 

Tutti buoni propositi che dovranno fare i conti anche con le soluzioni europee, che sono lente e rischiano di arrivare troppo tardi e che a loro vole, vanno a sommarsi con le ipotesi nazionali ancora agli albori. Un puzzle di non facile soluzione perché i principali attori sono internazionali. Di certo, nella politica italiana c'è la consapevolezza condivisa che sia necessario fare i conti, subito, con un tema, quello dell'energia, che rischia di far saltare l'economia italiana e, di conseguenza, di compromettere la tenuta di imprese e famiglie. 

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