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Presidenzialismo, Giorgia Meloni smaschera la sinistra: "Perché temono la riforma"

Non si placano le polemiche dopo le parole di Silvio Berlusconi sul presidenzialismo. Il Cav parlando della riforma pochi giorni fa in un'intervista radio ha detto che sarebbero "necessarie le dimissioni di Mattarella" in caso di approvazione della legge costituzionale. Ad alimetare la polemica esplosa subito dopo le dichiarazioni è stato il segretario del Pd, Enrico Letta, che aprendo poi la direzione del partito ha lanciato la bordata: "Aver voluto mettere dentro il fuoco della campagna elettorale il Quirinale rappresenta un drammatico errore che ha fatto la destra, che ha fatto Silvio Berlusconi". Poi l'aut aut del segretario democratico: "Siamo di fronte a una scelta storica, o si sta dalla parte della difesa della nostra Costituzione o dalla parte dello stravolgimento della Costituzione" ha dichiarato il capo dem, rimarcando che la riforma del presidenzialismo, che propone il centrodestra "non va bene, il nostro Paese ha bisogno di un Parlamento che possa interpretare le diverse anime del Paese". E non è mancata nemmeno la stoccata sul presidenzialismo della destra, "non è un'idea di Giorgia Meloni. Era presente infatti nella relazione che Giorgio Almirante fece al Congresso di Napoli del Movimento sociale italiano".

  

La risposta della diretta interessata non si è fatta attendere e con post - breve e coinciso sui suoi profili social - la leader di Fratelli d'Italia ha spiegato per quale motivo la sinistra avrebbe tanta paura della riforma che cambierebbe l'elezione del Capo dello Stato: "Anni e anni al governo senza vincere un'elezione - ha scritto Meloni - per questo alla sinistra fa così paura il presidenzialismo. Noi, invece, non temiamo il giudizio degli italiani e vogliamo restituire forza alla volontà popolare". 

 

Già la leader di Fratelli d'Italia - appena esploso il caso aveva consegnato alle agenzie la sua replica al vetriolo: "Riteniamo che gli italiani debbano avere il diritto di eleggere direttamente il Capo dello Stato - aveva dichiarato - e di scegliere da chi farsi governare, per porre fine ai giochi di Palazzo e per tornare protagonisti in Europa e nel mondo".

Le parole di Letta avevano fatto saltare sulla sedia anche l'uomo di Arcore che, sempre in un post sui social, aveva espresso tutta la sua contrarietà. "Sono amareggiato, e per una volta permettetemi di dire anche profondamente indignato, per la mistificazione in atto da parte della sinistra delle mie parole sul Presidente Mattarella. Evidentemente al Partito Democratico e al suo leader non rimangono altri mezzi che quello di falsificare la realtà", aveva tuonato. E siamo solo all'inizio della campagna elettorale.