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La fiamma delle polemiche, il figlio di Liliana Segre: "Mio padre non era del Msi". Ma spuntano le liste

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La senatrice a vita Liliana Segre ha chiesto a Giorgia Meloni di rimuovere dal simbolo di Fratelli d'Italia la fiamma tricolore, in continuità con l'eredità di Alleanza Nazionale e prima ancora del Movimento sociale italiano. Una richiesta respinta con decisione da Fratelli d'Italia, che ieri ha depositato il simbolo al ministero dell'Interno con la fiamma al suo posto. In questo contesto Ignazio La Russa ha ricordato, sperando "di non essere irriguardoso", che "il marito della stessa senatrice Segre, che ho personalmente conosciuto e apprezzato, si candidò con Almirante sotto il simbolo della fiamma con la scritta Msi senza ovviamente rinunciare alla sua lontananza dal fascismo", sono le parole del dirigente FdI. 

 

Il riferimento è ad Alfredo Belli Paci scomparso nel 2008, marito di Segre. Il figlio della coppia, Luciano Belli Paci, è intervenuto sulla vicenda domenica 14 agosto con un'intervista al Fatto in cui afferma: "Questa storia fa ridere, la tirano fuori ciclicamente per colpire mia madre, ma non regge a livello di logica: fu proprio lei a raccontare che quel fatto mise in crisi il matrimonio e le cose tornarono a posto perché mio padre abbandonò la carriera politica”.

 

Belli Paci dichiara che "mio padre era un antifascista, dopo l’8 settembre 1943, da ufficiale dell’esercito, rifiutò di aderire alla Rsi e si fece due anni di campo di concentramento. Negli Anni 70, ingenuamente secondo me, aderì a un’iniziativa di cui oggi si è persa memoria che si chiamava 'costituente di destra', un’idea di Almirante per coinvolgere ambienti della destra liberale e sdoganare il Msi. Parteciparono liberali, democristiani, monarchici, perfino qualche ex partigiano (...). Un’adesione che non fu senza conseguenze. Lo raccontò mia madre da Fabio Fazio due anni fa, davanti a milioni di telespettatori. Quella scelta mise in crisi il loro matrimonio, la rottura rientrò quando mio padre tornò sui suoi passi scegliendo una volta in più sua moglie. Eppure, due anni dopo, riecco la storia del 'marito missino' usata per zittire Liliana Segre. Una cosa ridicola. Mio padre non lo è mai stato. E se lo fosse diventato, difficilmente sarebbe stato ancora il marito di Liliana". 

 

Versione che non è sufficiente a placare le polemiche. Il Secolo d'Italia infatti contesta a Belli Paci di "sfumare" il coinvolgimento del padre con il Msi e nel farlo pubblica le liste elettorali dell'epoca sostenendo che il marito di Segre "è stato convintamente almirantiano". Il quotidiano ha pubblicato i candidati del Msi alle elezioni  politiche del 3 e 4 giugno 1979, con Belli Paci sesto in lista nella Circoscrizione Milano-Pavia. Una posizione di rilievo, spiega il Secolo, per "un candidato di prestigio, di assoluto prestigio per la Fiamma tricolore. È il 1979, siamo nel pieno degli 'anni di piombo'. E a Milano, anche solo comprare il Secolo d’Italia all’edicola, è un rischio. Candidarsi, quindi, con il Msi-Dn è una scelta di campo coraggiosa. Né tiepida, né moderata", si legge nell'articolo. 

 

 

 

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