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Elezioni 20022, rivolta contro Letta e Conte: "fuori sede" paracadutati nei collegi facili
I collegi «buoni» sono pochi, tutti ben localizzati, e i big stanno sgomitando per accaparrarseli. Vivono situazioni analoghe Enrico Letta e Giuseppe Conte. Il primo ha il suo fortino nelle regioni rosse (anche se un po' sbiadite): Emilia Romagna e Toscana. Il secondo spera in percentuali confortanti al Sud («I sondaggi in nostro possesso ci danno al 20% al Meridione» ha detto l'avvocato. C'è però un problema. I referenti locali non ne vogliono sapere di farsi da parte per favorire i «paracadutati».
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In casa Pd il primo avviso l'ha lanciato il governatore dell'Emilia Stefano Bonaccini. E nei giorni scorsi a farsi sentire è stato il circolo Gramsci di Bologna: «Caro segretario, circola insistente la notizia di una possibile ricandidatura di Casini nel collegio senatoriale di Bologna. Siamo sicuri - si legge nel messaggio del circolo - che non ripeterai l'errore fatto da Renzi nel 2018, il cui risultato fu sì l'elezione del senatore Casini, ma con percentuale di gran lunga più bassa di quelle riscontrate nei collegi della Camera corrispondenti». E allora si dirotta sulla Toscana dove dovrebbero essere schierati lo stesso Letta, il leader di Articolo1 Speranza e quello di Sinistra italiana Fratoianni. Ma cercano posto nei dintorni di Firenze anche l'ex segretaria della Cgil Susanna Camusso e Dario Franceschini. Il segretario, per far calmare le acque, ha rinviato la Direzione Pd sulle liste di un giorno: si terrà domani, Ferragosto, alle 11. Ma si potrebbe parlare solo della quota proporzionale per aggiornarsi a martedì sui collegi uninominali. Letta vuole tenere le carte coperte fino all'ultimo. Nelle ultime ore si è fatta insistente la voce di una corsa del sindacalista Marco Bentivogli nelle Marche. Sarebbe il secondo «scippo» a Calenda dopo quello dell'economista Carlo Cottarelli.
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Giuseppe Conte invece fa i conti con la rivolta dei calabresi. A quelle latitudini il capo dei grillini vorrebbe candidare la fedelissima Vittoria Baldino, eletta nel Lazio nel 2018.
Diversi parlamentari calabresi, riferisce l'AdnKronos, hanno scritto a Conte, mettendolo in guardia dai rischi di una possibile rivolta sul territorio: Giuseppe qui scoppia un patatrac, il tenore dei messaggi inviati al leader pentastellato.
La deputata Elisabetta Barbuto lo dice chiaro: la norma sui cosiddetti «paracadutati ci ha spiazzati tutti, non c'è stata chiarezza». Ieri il Movimento 5 stelle ha fatto sapere che il «listino» dei nomi proposti da Conte non potrà superare i 12 elementi e sarà a sua volta sottoposto al voto degli iscritti, in programma martedì. In quanto alla scelta di «derogare» allo statuto che vieta le pluricandidature per permettere all'avvocato di correre in più collegi, ieri Conte si è limitato a dire «vi faremo sapere presto». Lui avrà, in ogni caso, la possibilità di scegliere autonomamente 18 capilista.
Intanto prosegue in tutti i partiti la corsa ad accaparrarsi candidature di prestigio. Il Terzo Polo di Renzi e Calenda ha arruolato Gaetano Armao, assessore all'Economia e vicepresidente uscente della Regione siciliana. Una mossa per sedurre l'elettorato di centrodestra sull'Isola. Da parte loro i dueleader hanno già comunicato che guideranno le liste del Terzo polo nel numero massimo di collegi previsti - cinque a testa- per trainare il risultato del cartello. A Milano capolista al Senato dovrebbe essere Renzi, alle stesse latitudini troveranno spazio Bonetti, Gelmini e l'uscente di Iv Lisa Noja. In Campania il Terzo polo punterà forte su Mara Carfagna. Va segnalato, tra l'altro, il no alla candidatura del ministro della Pa Renato Brunetta, che a differenza delle duecolleghe uscite come lui da Forza Italia - Gelmini e Carfagna non è approdato ad Azione. Mentre arriva sorpresa la candidatura dell'attrice di 95 anni Gina Lollobrigida, che correrà come capolista al Senato di Italia Sovrana e Popolare, il listone di Rizzo e Ingroia, a Latina e in Sicilia orientale.
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Ad annunciarlo è stato l'avvocato della Lollo. Infine, prosegue la polemica sulla possibile candidatura tra le file del centrodestra del direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano: «Continua indisturbato a dirigere il tg in piena Par Condicio, peraltro favorendo in maniera smaccata proprio il partito per il quale starebbe per candidarsi. È questo è il rispetto della Rai per i cittadini?» attacca il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi.