Elezioni politiche, i veterani non mollano il seggio
Chi ha fatto un passo indietro. Chi è già sicuro di essere rieletto. E chi si sta affannosamente muovendo per ottenere un posto nelle liste che, al momento, non è scontato. È il destino dei «grandi vecchi» del Parlamento. Quelli che hanno mosso i primi passi nella Prima Repubblica, hanno attraversato da protagonisti la Seconda e sono sopravvissuti allo tsunami del 2018, quando il boom di grillini e Lega portò nelle Camere tantissimi volti nuovi, con il tasso di neoeletti che fece segnare il record di sempre: 65% di «debuttanti» sul totale degli onorevoli. In quel 35% di superstiti c'era ovviamente Pier Ferdinando Casini. Da qualche giorno ha superato i 39 anni da parlamentare. La prima volta che fu eletto alla Camera, con la Dc, era il 1983. Al governo si stava per insediare per la seconda volta Bettino Craxi e i juke box risuonavano Vamos a la playa dei Righeira.
A dispetto del tempo trascorso, Casini è ancora oggi una figura di primo piano in politica. Ha sfiorato il Quirinale a gennaio ed è stata la bocciatura della sua mozione a provocare la caduta del governo Draghi.
L'ultima elezione, nel 2018, è stata la più chiacchierata, perché dopo anni di lotta al comunismo si è ritrovato a fare campagna elettorale sotto le effigi di Gramsci e Berlinguer a Bologna sostenuto dal Pd. È quello che lui vorrebbe anche oggi, ma non sarà facilissmo da ottenere. Perché in Emilia Romagna non vogliono paracadutati da Roma e, se proprio Letta riuscisse a ottenere un proprio candidato per quell'area, il favorito sarebbe Gianni Cuperlo. Casini, però, non molla. Resta alla finestra e qualora si aprisse il varco giusto farebbe di tutto per festeggiare i 40 anni nel Palazzo. «Ho dato la mia disponibilità a Letta» ha detto. È a quota 31 il «Senatur» Umberto Bossi. Matteo Salvini ha già fatto sapere che un posto blindato per il fondatore della Lega ci sarà sempre. Lui starebbe ancora riflettendo. Ma il fatto che il prossimo Parlamento sarà quello che probabilmente licenzierà la riforma sull'autonomia - obiettivo di una vita - è probabilmente un buon argomento per accettare. A quota 30 anni ci sono altri tre onorevoli che dovrebbero essere riconfermati.
Ignazio La Russa è in una botte di ferro, grazie al boom di parlamentari che otterrà Giorgia Meloni. Maurizio Gasparri sarà ricandidato da Forza Italia così come Roberto Calderoli dalla Lega. D'altronde, quest' ultimo è considerato il mago delle procedure parlamentari: celebre il suo «algoritmo» per sfornare centinaia di emendamenti e far arenare le leggi sgradite. Impossibile che la Lega voglia farne a meno. Del club dei «30» fa parte pure Elio Vito, rimasto al momento in panchina dopo l'addio a Forza Italia e le dimissioni dalla Camera. Nelle settimane scorse ha risposto «perché no?» all'ipotesi di una candidatura col centrosinistra. Non risultano però proposte in tal senso. Stefania Prestigiacomo - a quota 28 anni - ha dovuto rinunciare alla corsa alla Regione Sicilia ed è quindi probabile che Forza Italia la risarcisca con una candidatura in posizione vantaggiosa.
D'altronde, per lo stesso motivo si è appena liberata lacasella di Renato Schifani (26 anni in Parlamento). Quindi... Un altro «28enne», Paolo Romani, deve sperare in un buon risultato del listone «moderato» del centrodestra per rientrare. Si vedrà. Nel club dei «26» ci sono almeno due parlamentari già quasi sicuri di essere rieletti: si tratta di Emma Bonino (potrebbe sfidare l'ex alleato Calenda all'uninominale di Roma, ma avrebbe comunque un salvagente al proporzionale) e Giancarlo Giorgetti della Lega. E poi ci sono quelli che, invece, hanno già annunciato il passo indietro. Non si ricandiderà, dopo 25 anni in Parlamento, il forzista Luigi Cesaro, probabilmente anche a causa di qualche noia giudiziaria: solo qualche settimana fa la Procura di Torre Annunziata (Napoli) ha chiesto il suo rinvio a giudizio per la storia dei lavori mai iniziati al complesso dell'ex Cirio di Castellammare di Stabia. Potrebbe però trasferire il suo pacchetto di voti al figlio Armando, corteggiatissimo da centrodestra e renziani. Anche se lui, consigliere regionale in Campania, smentisce. Hanno già fatto gli scatoloni anche Luigi Zanda del Pd (cominciò la carriera politica da segretario-portavoce di Cossiga alla fine degli anni '70) e Pier Luigi Bersani: «Ho fatto 20 anni il parlamentare da ministro, da segretario e da deputato semplice. Penso che basti. Non abbandono la politica, né la compagnia, darò una mano in altre forme. A settant'anni consiglio a tutti di avere disponibilità e non aspirazioni».
Un consiglio, il suo, che l'antico sodale Piero Fassino non sembra essere intenzionato a seguire. La sua ambizione alla settima rielezione sta creando non poco scompiglio al Nazareno, dove davano per scontata la rinuncia. Al punto che, se proprio dovesse essere candidato, lo sarà in una posizione difficilmente eleggibile. A meno che il sindaco di Torino, fiutata l'aria, non si faccia indietro spontaneamente.