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Elezioni, Carlo Calenda è irremovibile: "Patto con Pd non si rivede". E se la prende con i “partiti zattera”

Christian Campigli
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Da comprimario ad assoluto protagonista. Determinante, per provare ad arginare la pressoché certa vittoria del centrodestra e, magari, strappare qualche voto ai moderati. Carlo Calenda torna a dettare la propria linea. Basata su un principio chiaro e netto: chi vuol salire oggi sul carro del centrosinistra deve adeguarsi all'accordo principale già stilato, quello tra Azione e Partito Democratico. "Abbiamo fatto una scelta di responsabilità molto sofferta ma a condizioni nette. Non siamo disponibili a rivedere nessun punto di quanto sottoscritto. Ogni giorno vediamo aggiungere alla coalizione un partito zattera e iniziative incoerenti con quanto definito. Anche basta".  Parole nette, quelle messe, nero su bianco dallo stesso Calenda su Twitter. "Della sorte di Di Maio, D’Incà, Di Stefano e compagnia non ce ne importa nulla. Al contrario, prima tornano alle loro professioni precedenti meglio è per il Paese. E per quanto concerne l’agenda o è quella di Draghi o è quella dei no a tutto. Chiudiamo questa storia ora. C’è una ambivalenza che tormenta la sinistra dalla sua origine: riformismo o massimalismo. Una scelta mai compiuta fino in fondo che ha determinato contraddizioni e sconfitte. L’accordo sottoscritto dal Pd è una scelta. Può essere cancellata ma non annacquata. Decidete", conclude il segretario di Azione.

 

 

Un confusionario vortice di tira e molla, che fa assomigliare le mediazioni politiche di questi giorni alle ultime ventiquattro di calciomercato. In questo caotico scenario, ci sono due spettatori defilati, ma interessati. E molto. Giuseppe Conte e Matteo Renzi. Entrambi, a parole, si dichiarano sereni e pronti a correre in solitaria. Entrambi, in realtà, attendono le decisioni di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Se questi ultimi romperanno col Pd, vi sono consistenti possibilità che possano creare una coalizione con i grillini. Una sorta di terzo polo progressista, ambientalista e di rottura del sistema. Se questo tassello dovesse incastrarsi, il nativo di Rignano potrebbe rappresentare il terzo ingrediente nel fritto misto fortemente voluto da Letta.

 

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