Elezioni, è iniziato il risiko delle candidature. I big dei partiti scalpitano per avere dei collegi sicuri
Per effetto della riduzione dei parlamentari (alla Camera gli scranni scendono da 630 a 400 e al Senato da 315 a 200), ogni forza politica deve fare i conti con i tagli di deputati e senatori. Il discorso non vale, secondo i sondaggi, per Fratelli d’Italia, che potrebbe incrementare (e di molto) la pattuglia a Montecitorio e a palazzo Madama. La sforbiciata dovrebbe riguardare sicuramente Forza Italia, dove è già partita la caccia al seggio. La pressione nei confronti del Cavaliere cresce giorno dopo giorno, anche se il nodo delle liste verrà affrontato quando saranno chiari i criteri dei collegi e il quadro che emergerà dal tavolo del centrodestra. Ma se alcuni ‘big’ ed esponenti della vecchia guardia hanno già annunciato il passo indietro - per esempio il senatore Adriano Galliani - altri sono in bilico, anche alla luce delle simulazioni sul tavolo della sede di FI. In Veneto, per esempio, il partito non se la passerebbe benissimo. Sarebbe a rischio per esempio la corsa del presidente del Senato Casellati, nelle file azzurre nella XII legislatura e nuovamente dalla XIV legislatura alla XVIII.
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In forse anche alcuni ex ministri ma ogni valutazione verrà fatta più avanti, anche se il Cavaliere difficilmente rinuncerà ai fedelissimi. Mentre Berlusconi opta per palazzo Madama, Giorgia Meloni sarà alla Camera. I vertici di Fdi hanno inviato nei giorni scorsi l’email ai referenti regionali per avere i curricula di chi si propone sul territorio, la macchina si è messa in moto con i primi ‘sondaggi’: Fratelli d’Italia dovrebbe contare sulla maggioranza degli uscenti ma è partito lo ‘scouting’ per allargare la squadra. Stesso discorso vale per l’eventuale composizione della lista dei ministri che sarà aperta anche a personalità esterne. I fari sono puntati soprattutto al Senato dove potrebbero esserci - questo il timore all’interno del centrodestra - margini più ristretti sui numeri, rispetto a quelli della Camera.
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A palazzo Madama potrebbe approdare, per il centrosinistra, anche il ministro Franceschini (una delle strade è quella di una candidatura in Campania) mentre - azzarda una fonte parlamentare dem - il segretario Pd Letta potrebbe scegliere il collegio uninominale di Milano. Solo ipotesi in ogni caso, come quelle che danno esponenti del mondo del lavoro (c’è chi fa il nome del presidente di Confcommercio Sangalli) nella ‘quota’ di ricambio di FI. Ma i margini di ’rinnovamentò, considerati i tempi esigui della campagna elettorale, si restringono. E così nella Lega (non dovrebbe più candidarsi il Senatur Bossi, «per lui un seggio sarà sempre garantito», hanno comunque sottolineato fonti della Lega) alla fine dovrebbero trovare spazio tutti i ‘big’. Per quanto riguarda le candidature nel Movimento 5 stelle occorre aspettare le Parlamentarie ma tra gli argomenti sul tavolo non c’è solo il nodo Di Battista (avrebbe posto - riferisce una fonte parlamentare pentastellate - alcune condizioni, tra cui cinque o sei seggi): alla fine secondo le regole pubblicate dal sito del Movimento 5 stelle ieri a scegliere i capilista sarà il presidente pentastellato Conte. La preoccupazione - osserva un deputato M5s - è presente anche nei territori, per di più ci sono diversi parlamentari che in molte regioni sono al primo mandato e quindi, qualora il consenso dovesse scendere di molto rispetto a quello del 2018, si darà il via ad una gara interna molto accesa.
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