Lega, Massimiliano Romeo al contrattacco: “Sinistra nervosa, solo bugie e fango”
Gli attacchi della sinistra, preventivati e a cui rispondere «con calma e con la verità delle nostre posizioni». La voglia di «riportare il centrodestra al governo dopo 11 anni». La Flat tax, la riforma del reddito di cittadinanza e tanto altro. Massimiliano Romeo, presidente dei senatori della Lega e delegato del Carroccio - con Armando Siri - al tavolo programmatico del centrodestra, si lancia nella campagna elettorale ed è convinto di poter riconquistare i leghisti delusi dalla crisi: «A volerla non siamo stati noi. E andare avanti coi 5 stelle non era più possibile».
Presidente Romeo, si aspettava un accordo così rapido nel centrodestra su premiership e collegi?
«Sicuramente non se lo aspettava la sinistra, a giudicare dal nervosismo per la nostra unità d'intenti. Ora, risolta quella che io definisco la parte meno nobile della politica, pensiamo al programma».
Quando vi vedrete con gli alleati?
«Già all'inizio della prossima settimana, per concludere entro qualche giorno».
Cosa proporrà la Lega?
«In questo momento i cittadini sono assillati da due insicurezze: economica e sociale. Per quanto riguarda la prima occorre difendere il potere d'acquisto delle famiglie. La nostra idea è utilizzare l'extragettito dell'Iva per azzerare proprio l'Iva sui prodotti di prima necessità, pane, latte e così via. Poi continueremo a insistere su pace fiscale e Flat tax».
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Proposte onerose. Non c'è il rischio di «illudere» l'elettorato in un quadro di finanza pubblica in peggioramento?
«In realtà portare la Flat tax dai 65mila euro ai 100mila ha un costo sostenibile. E sulla pace fiscale dipende da come la si fa e dalle soglie. Faccio notare che è la stessa Agenzia delle Entrate a sottolineare come ci siano cartelle inesigibili che per lo Stato sono solo un costo. In ogni caso, proprio per evitare illusioni, le proposte saranno concrete e dettagliate, nei costi e nelle coperture».
Ha citato l'insicurezza sociale.
«Sì, perché sebbene se ne parli meno il tema del contrasto della criminalità resta centrale. Rilanceremo l'operazione Strade sicure, che la sinistra ha cominciato a smantellare con il Conte bis. E poi, naturalmente, ripartiremo con il contrasto dell'immigrazione irregolare come abbiamo già dimostrato di saper fare con i decreti Sicurezza e lo stop agli sbarchi».
Sul fronte dei rimpatri Salvini ebbe delle difficoltà.
«Lavoreremo al miglioramento degli accordi bilaterali coi Paesi del Nordafrica».
L'Italia farà da sola?
«Certo, serve una cornice europea. Ma le iniziative comunitarie, veda l'accordo di Malta, non hanno sortito effetti concreti. Quindi è giusto cominciare a organizzarsi».
Che campagna elettorale sarà?
«Inedita, senza dubbio. Occorrerà non pressare troppo gli elettori, che dopo due anni tra Covid e guerra pretendono un po' di normalità e serenità. A fine agosto si entrerà nel vivo».
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Intanto, però, il centrodestra è già nel mirino di media e sinistra. Davvero la Russia vi ha chiesto di sabotare Draghi?
«Gli attacchi sono durissimi e ce li aspettavamo. Faranno di tutto per fermarci. Dobbiamo mantenere la calma e rispondere punto su punto. In quanto alla caduta di Draghi, tutti sanno che è stata responsabilità dei 5 stelle. Anzi, dopo la trama svelata da Renzi con il tentativo di Franceschini e Speranza di far uscire noi dalla maggioranza e far rientrare Conte, più di ombre "russe" si dovrebbe parlare di ombre "rosse"».
In realtà i sondaggi svelano che un po' di responsabilità è addebitata anche a Salvini. E al Nord non tutti hanno gradito. Come riconquistarli?
«Con la verità. E cioè che noi avevamo proposto un Draghi bis senza i 5 stelle che purtroppo non è decollato. E continuare a governare con Conte avrebbe significato accettare tutti quei no - ai rigassificatori, alle trivelle, alle infrastrutture - che ai ceti produttivi fanno solo del male. Così come la melina sull'autonomia e la difesa del reddito di cittadinanza».
Voi volete smontarlo?
«Vogliamo toglierlo a chi non ne ha diritto. E migliorarlo per chi invece deve essere giustamente sostenuto. Deve diventare un reddito di formazione per il lavoro».
Pare che Giorgia Meloni chiami Draghi perché è preoccupata per l'autunno. Lo ammetta: non era meglio aspettare la primavera per votare?
«Credo sia meglio affrontare l'autunno caldo con un Parlamento che non ha l'ansia di una campagna elettorale. In quanto ai conti e all'attuazione del Pnrr, è lo stesso Draghi a dire che non ci sono allarmi».
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Tornerete a litigare con l'Europa?
«Siamo stati al governo con Draghi, siamo europeisti e atlantisti. Però pensiamo sia giusto dirlo se l'Europa sbaglia, come è altrettanto doveroso battersi per la riforma del Patto di Stabilità che tanti problemi ha creato».
Avete chiuso la partita dei collegi, ma se qualcuno, ad esempio Toti, bussasse ora alla porta del centrodestra?
«Io credo che il dialogo debba essere mantenuto».
La coalizione si sfascerà come avvenuto nel 2018?
«Non è vero che si sfasciò. Non ci fu dato l'incarico al centrodestra e Salvini, prima di esplorare altre strade, ottenne il via libera dalla coalizione. Stavolta non accadrà perché abbiamo la possibilità, senza dare nulla per scontato, di conquistare una maggioranza ampia e di riportare il centrodestra al governo dopo undici anni».
E il «patto anti-inciucio»?
«Non ce n'è bisogno. Siamo convintissimi delle nostre scelte».