Elezioni politiche 2022, Giuseppe Conte scarica la crisi di governo sul Pd
«È in corso una caccia alle streghe contro il M5S, ma siamo abituati: a un certo apparato di potere abbiamo pestato più volte i piedi, lo sappiamo. Guardiamo, però, i fatti e ricostruiamoli con onestà. Il governo - su volontà del Pd - ha inserito una norma per costruire un mega-inceneritore dentro un decreto per aiutare cittadini e imprese in crisi. È stata una provocazione inaccettabile contro il M5S. Tutto parte da qui. Poi il resto lo avete visto con i vostri occhi: in questa crisi di governo il M5S ha chiesto al premier risposte concrete alle urgenze del Paese. La destra, invece, ha solo chiesto più poltrone per se stessa. E Draghi ci ha voltato le spalle, con il silenzio complice del Pd. Noi siamo stati gli unici a difendere famiglie e lavoratori in difficoltà». Così Giuseppe Conte in una intervista al Corriere della Sera.
Intanto il Movimento ha rischiato un nuovo collasso. Ora si è dimesso anche Crippa da capogruppo. «Crippa ha portato avanti una posizione che si è rivelata minoritaria nel gruppo della Camera. Rispetto la sua opinione, ma era il capogruppo e le sue dimissioni mi sembrano conseguenti». Anche l’alleanza con II Pd è andata in fumo... «Auguro al Pd e a tutti i suoi numerosi compagni di viaggio buona fortuna, ne avranno bisogno. Noi siamo un’altra cosa rispetto a questa affollata e confusa compagnia: il nostro sguardo non si è mai fermato ai salotti buoni delle Ztl, su questo siamo sempre stati chiari. Piuttosto, questa chiarezza manca totalmente al campo largo. Come pensano di conciliare il liberismo sfrenato di Calenda con le politiche sul lavoro di Orlando? E a proposito di chiarezza, dovranno spiegare ai loro elettori perché sono passati dall’agenda del Conte II all’agenda Draghi, mettendosi insieme a chi quel governo Conte II lo ha sabotato», «il Pd pensa di contrastare la destra e vincere nei collegi uninominali imbarcando nel campo largo tutto e il contrario di tutto. Noi puntiamo a vincere con la forza e la serietà delle nostre proposte. Non siamo schiavi della mappa dei collegi uninominali».
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La campagna elettorale sarà una triplice contrapposizione agenda Draghi-centrodestra-M5S? «Sì, saremo in tre a contenderci la guida del Paese. Quello che noi proponiamo, in antitesi al centrodestra e al campo dell’agenda Draghi, è un "campo giusto", il campo della giustizia sociale. Centrodestra e campo largo stanno già litigando per chi deve fare il premier, noi stiamo lavorando h24 sulle risposte da dare alla crisi che in autunno si farà ancora più dura. Non ci interessa un nuovo Ulivo, che non è credibile e rischia di rimanere vittima delle sue contraddizioni: saremo il terzo polo, un "terzo incomodo". L’unico voto utile è quello di chi, coerentemente con i propri valori, fa di tutto per mantenere la parola data agli elettori. Non chiediamo voti per gestire il potere ma per realizzare riforme». Interrogato sul paletto dei due mandati poi risponde: «Questa settimana chiuderemo la partita, che è importante per il M5S ma forse genera poco interesse fuori. Non è un diktat ma lo spirito della regola sarà in ogni caso salvaguardato».