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Governo, Mario Draghi non riesce a completare i lavori nella sala stampa di Palazzo Chigi

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Iniziati l’estate di un anno fa, i lavori dovevano finire lo scorso febbraio. Ma così non è stato. Queste erano le intenzioni del premier Mario Draghi, che voleva cambiare look alla sala stampa di palazzo Chigi, ‘riprendendo’ un progetto di ristrutturazione del suo predecessore Giuseppe Conte, che di fatto mandava definitivamente in soffitta il restyling firmato da Silvio Berlusconi. Ad oggi lo spazio riservato a giornalisti e tv, evidenzia l’Adnkronos, appare un cantiere aperto, con polvere e calcinacci dappertutto. Raccontano che c’è stato un cambio di gestione, da qui lo stop e l’attesa per la ripresa. Tutto, insomma, procede molto a rilento. E in tanti si chiedono cosa succederà adesso che è caduto il governo di Super Mario e si va al voto il 25 settembre. 

 

 

Per la comunicazione al tempo del Covid nell’era Draghi tutto era stato pensato in stile Bankitalia con l’obiettivo di semplificare e rendere nello stesso tempo funzionale al massimo i locali riservati alle conferenze stampa del premier e ai giornalisti accreditati, abbattendo barriere architettoniche a favore dei portatori di handicap. Via le riproduzioni di colonne e capitelli corinzi, via gli stucchi bianchi e gli specchi con il fondale azzurro. Niente marmi pregiati e rubinetti a ‘sfioramento’ (con fotocellulla) nei bagni. La parola d’ordine è sempre stata sobrietà. Con grande attenzione alla praticità e all’hi tech, senza spendere troppo. Tutte opere considerate necessarie per l’adeguamento alle vigenti normative antincendio e soprattutto a quelle in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro imposte dall’emergenza pandemica. Durante i Conte I e bis erano circolate più volte voci su una ’svolta stilisticà (tra tecnologia e ritorno alla struttura originaria degli ambienti) della location dove lavorano i cronisti che seguono ogni giorno l’attività del presidente del Consiglio. Si parlava di realizzare una sorta di ‘casa di vetro’. Il progetto, raccontano, sarebbe stato ripreso, modificato e approvato dall’esecutivo Draghi, convinto della necessità di rimodernare i locali adibiti per i briefing istituzionali. A cominciare dalle toilettes, diventate fatiscenti col passare degli anni, non certo un buon biglietto da visita per le delegazioni dei vari capi di Stato e governo ospiti del premier.

 

 

Al posto del fondale azzurro di ‘epoca montiana’ era previsto un video-wall, una sorta di schermo a tutto parete, da utilizzare a seconda delle esigenze del momento: semplicemente per mettere in bella vista il logo della presidenza del Consiglio durante gli speech di premier e ministri o presentare slide, dati, report. Si pensava a un ambiente molto versatile con un tavolo in plexiglass per poter parlare seduti oppure, all’occorrenza, l’uso di podi per dichiarazioni in piedi, specialmente per i ‘bilaterali’. Rimosso il vecchio pavimento, sotto dovrebbe ’scorrere la nuova tecnologia. I lavori, di una certa importanza visto anche i tempi previsti per la loro realizzazione, non sono certo passati inosservati. E in un primo momento molti sono arrivati a chiedersi se questa ‘ristrutturazione di palazzo’ fosse un indizio su quanto l’ex presidente della Bce intendesse restare ancora alla guida del Paese. 

Secondo l’ultimo rendering lo spazio riservato alle conferenze stampa governative, che resterà al piano terra dell’edificio, a destra del portone principale, doveva essere separato dai box dei giornalisti, anche per una questione di insonorizzazione. Salvo cambiamenti di programma, sarebbero rimaste 12 postazioni libere per cronisti, cameraman e tecnici, tutte attrezzate con computer per i collegamenti in diretta televisiva e radiofonica. Non sarebbero stati toccati, invece, i box già assegnati alle agenzie di stampa, ubicati in fondo alla sala per i briefing, vicino ai bagni. Per la sala conferenze era prevista un’adeguata illuminazione per consentire a fotografi e cineoperatori di utilizzare le proprie apparecchiature senza flash. Tra le novità principali, fortemente volute dalla presidenza Draghi per rendere il palazzo accessibile a tutti, una pedana ad elevazione per permettere a chi si trova in sedia a rotelle di accedere direttamente al podio degli oratori. A disposizione di giornalisti (soprattutto quelli ‘stanziali’) dipendenti e addetti alla sicurezza si ipotizzavano servizi igienici nuovi di zecca. Ma ancora non c’è nulla di pronto.

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