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Elezioni, vertice del centrodestra per decidere i candidati. La strada per arrivare al governo

Pietro De Leo
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È il rullo di tamburi per la campagna elettorale, verso conquiste e ritorni. Ma anche, forse, per un nuovo addio. In poche parole, il centrodestra. Novità di cronaca: ieri Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni si sono visti de visu, dopo le settimane non facili del post amministrative. Il pranzo si svolge a Villa Grande, centro di coordinamento della risposta del "centrodestra di governo" alla crisi dell’Esecutivo Draghi. Ora, però, il centrodestra ha perso quella locuzione successiva, tornando alla sua formazione originaria. Il primo step, appunto, è quello di ieri, e subito dopo Berlusconi è volato in Sardegna. Ma pare che il secondo passo possa svolgersi già la prossima settimana, con un incontro a formazione completa tra i tre leader, probabilmente alla Camera (e segnerebbe il ritrovo della coalizione dopo le recenti burrasche), visto che la Presidente di Fratelli d’Italia, nella metodologia di confronto, ha chiesto che questi summit avvengano in sedi istituzionali. Due, fondamentalmente, i nodi da sciogliere: trovare il criterio per l’assegnazione dei collegi uninominali, se scegliere sulla base delle quote di consenso attuali (come vorrebbe Fratelli d’Italia) oppure tenendo conto anche dello storico dei partiti (istanza di Forza Italia e della Lega). L’altra cosa invece è il candidato alla carica di Presidente del Consiglio.

 

 

«Se ne parlerà in occasione del vertice dei leader - ha detto il coordinatore degli azzurri Antonio Tajani - Per ora è importante rafforzare la coalizione, avere un progetto per gli italiani, poi si vedranno quali saranno le regole. Prima bisogna vincere, avere una squadra forte e un buon allenamento. Poi chi alzerà la coppa, si vedrà». Salvini, invece, su Twitter scrive: «Il prossimo premier? Finalmente lo sceglieranno gli italiani: chi prenderà un voto in più avrà l’onore e l’onere di indicare il nome». E questo punto è sicuramente legato all’assetto delle liste. In un’intervista a il Giornale, Berlusconi esclude l’ipotesi di una lista unitaria con la Lega. «È un alleato leale - spiega in riferimento al partito di Via Bellerio - siamo forze politiche diverse, espressione di culture diverse, con un linguaggio e uno stile politico diverso. Ci rivolgiamo ad elettorati diversi. Possiamo lavorare bene insieme».

 

 

E intanto per Forza Italia tiene banco il dossier addii, quelli già consumati e quelli ipotetici. Alla prima categoria si annoverano Mariastella Gelmini e Renato Brunetta, che ieri si sono iscritti al gruppo Misto e nelle loro esternazioni hanno denunciato la perdita di identità liberale da parte di Forza Italia. Il dirigente azzurro Alessandro Cattaneo, ospite di Omnibus, sollecitando sul tema è stato durissimo: «Mariastella Gelmini come ministro sull’Autonomia non ha fatto niente; quanto a Brunetta preferivo il Brunetta del 2008 quando tagliava la spesa pubblica e non quello attuale che come prima iniziativa ha aumentato lo stipendio agli statali». Poi c’è il tema Mara Carfagna. Un comunicato dell’altroieri ha annunciato l’avvio di una fase di riflessione riguardo al suo destino in Forza Italia. Secondo l’Adnkronos, però, avrebbe già deciso di fare le valigie. E intanto il Senatore Andrea Cangini, tra i parlamentari a lei più vicini, ha formalizzato la sua adesione ad Azione.

 

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