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Crisi di governo, “è finita”. Si rincorre la voce in Parlamento: Mario Draghi ha deciso di mollare
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ascolterà il dibattito e le dichiarazioni di voto attendendo sia l’esito di oggi al Senato che quello di domani alla Camera. È prevista dunque una gestione ‘ordinata’ di una giornata chiave per la risoluzione della crisi. Il centrodestra rilancia le condizioni sull’agenda, il capogruppo della Lega Romeo ha chiesto un governo senza M5s (un Draghi bis) e sulla necessità che non ci siano più i pentastellati si è espressa anche FI. Si andrà così alla conta in Aula perché per il premier Draghi - spiega una fonte di governo - ognuno dovrà assumersi le responsabilità. La sfida quindi è nel caso votare contro: la Lega adesso si aspetta che nella replica il presidente del Consiglio corregga il tiro. «Aspettiamo cosa dirà Draghi e poi decideremo», spiega una fonte parlamentare leghista non escludendo affatto che in mancanza di risposte ci possa essere un voto contrario. Anche nel Movimento 5 stelle sono ore di riflessione: i ‘governisti’ sono tornati a chiedere al presidente M5s di non strappare ma l’orientamento sarebbe quello di non votare la fiducia.
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L’intervento del capogruppo della Lega, Romeo, ha concretizzato le previsioni più cupe che tra i dem già si rincorrevano da ore. «Ci abbiamo provato, è finita», è il commento senza appello di un membro della segreteria di Enrico Letta nel corridoio che porta dal Transatlantico al gruppo Pd Senato. Le condizioni poste dalla Lega, il Draghi bis e una nuova maggioranza, vengono considerate irricevibili per il presidente del Consiglio. «Ci manda tutti a…» dice un parlamentare.
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Tuttavia, tra i senatori Pd c’è anche chi invita alla calma, a non precipitare. «Un passo alla volta. C’è ancora margine. L’importante è arrivare al voto di fiducia. Stiamo lavorando per questo. Voglio vederli a votare contro...». Ma i dubbi che a quel voto non ci si riesca nemmeno ad arrivare sono molti. Lo dice anche un big di Italia Viva. «Se si vota, i voti ci sono. Ma per fare cosa dopo?». Intanto crescono i sospetti su un gioco di sponda tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte, come ai tempi del Quirinale, per arrivare al voto anticipato. Ad essere pessimista sin da stamattina, dopo aver ascoltato il durissimo discorso del premier Draghi verso la Lega, era stato Matteo Renzi. Coi suoi, si riferisce, dopo l’ottimismo manifestato ieri, il leader Iv ha cambiato mood. «La vedo difficilissima», avrebbe detto ai senatori Iv.