crisi di governo
Governo, cosa dirà Draghi al Senato. "Pronti due discorsi", così tiene i partiti sotto scacco
Due discorsi, due scenari opposti. Mario Draghi in vista delle comunicazioni alle Camere (mercoledì 20 luglio il voto di fiducia im Senato, giovedì a Montecitorio) ha preparato due messaggi al Parlamento. Il primo è una sorta di "vaffa" al Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte e, più in generale, ai partiti della maggioranza. A riferirlo è Dagospia che spiega anche le condizioni necessarie per le dimissioni, che stavolta sarebbe irrevocabili, e il contenuto dell'altro discorso.
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Andiamo con ordine. Draghi è pronto ad andarsene definitivamente da Palazzo Chigi ma solo "in caso di colpi di scena, di sparate dell’ultimo minuto. Anche perché, finora, Conte - dopo le mattane dei giorni scorsi culminate nel piagnisteo sulla 'umiliazione politica' del M5s - non si è pronunciato in modo definitivo sulla fiducia al governo", si legge nel Dago-report del sito di Roberto D'Agostino.
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Di sicuro i colpi di scena non mancheranno, mercoledì, con i 5Stelle sempre più spaccati e una nutrita truppa di grillini pronti a votare la fiducia al governo a prescindere dalle posizioni scelte dal movimento. Come Davide Crippa, capogruppo M5s a Montecitorio, che guida un drappello di almeno trenta parlamentari governisti. In caso di scissione 2.0 Draghi potrà agevolmente "accantonare quella infelice e apodittica dichiarazione", ossia che il governo non c’è senza i grillini.
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L’altro discorso preparato da Draghi, il più probabile, servirà ad annunciare che il governo va avanti, e serve a fissare un "mini-programma (soprattutto economico) che impegnerà il governo fino alla scadenza della legislatura" con in cima alla lista dei punti l'attuazione del Pnrr. Ma chiederà anche che i partiti non creino più tensioni sulla tenuta della maggioranza.