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Il governo pone la fiducia sul decreto Aiuti, 24 ore per scoprire il gioco di Conte: dentro o fuori? 5Stelle spaccati
La verità sul governo tra 24 ore. Il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà ha posto la questione di fiducia poco dopo le 14 di mercoledì 6 luglio sul Decreto aiuti. Il voto si svolgerà giovedì, trascorse 24 ore, come da regolamento. Si tratta della 54esima fiducia chiesta dal governo di Mario Draghi e quella su cui si decide la permanenza del Movimento 5 stelle nel governo dopo il faccia a faccia di Palazzo Chigi tra Giuseppe Conte e il premier.
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Il presidente M5s ha posto "condizioni chiare" e chiesto "tempi certi" portando sul tavolo di Draghi le richieste concordate al Consiglio nazionale di questa mattina. Dalla difesa del superbonus (una delle ipotesi è quella di inserire le correzioni in un emendamento al dl semplificazioni fiscali) al salario minimo, da misure sull’agenda sociale ad una conferma del reddito di cittadinanza. Richieste con le quali si vincola l’appoggio del Movimento al governo.
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Conte poi in serata riunirà i gruppi parlamentari per discutere il da farsi, ma intanto il governo ha deciso di porre la fiducia sul dl Aiuti che contiene misure per 23 miliardi a sostegno delle famiglie. Motivo per il quale una parte dei deputati M5s vorrebbe dare il via libera al decreto.
Conte ha consegnato al premier un documento zeppo di recriminazioni e, ha riferito , "Draghi ha preso tempo". "Dobbiamo approvare il salario minimo, dobbiamo offrire a tutti i contribuenti un piano di rateizzazione straordinaria delle cartelle fiscali. Ovviamente non permettiamo più che il reddito di cittadinanza sia messo quotidianamente in discussione. Vogliamo che sia sbloccato l’incaglio dei crediti del superbonus", le richieste di Conte.
"Sul decreto Aiuti la nostra posizione è molto chiara, l’abbiamo già anticipata in Cdm non partecipando al voto: c’è una norma che non c’entra nulla e va contro la tradizione del M5S. Noi non siamo qui per predicare la transizione ecologica di giorno e consentire nuove trivellazioni di notte", ha spiegato Conte.
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La partita è complicata. Osservano fonti parlamentari del centrodestra: "Conte deve capire che non può fare i conti senza l’oste, ci siamo anche noi al governo". La Lega ieri ha fatto capire di non accettare che il governo apra una strada privilegiata per i pentastellati. Insomma, la tensione nella maggioranza non accenna a diminuire. Anche perché tra i pentastellati c’è pessimismo sulla possibilità che il premier possa aprire alle richieste avanzate da Conte. E questa sera alla riunione dei parlamentari emergeranno le diverse posizioni all’interno del gruppo. Un’ala pentastellata - la più numerosa - punta ad uscire, c’è anche una parte del Movimento 5 stelle - soprattutto alla Camera - che, invece, non vorrebbe togliere l’appoggio al governo.