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Risoluzione Ucraina, Emanuele Dessì asfalta Mario Draghi: pensa solo ai soldi

«Ci sono solo i soldi nei suoi occhi, se lei fosse un tatuato, un giovane ragazzo, avrebbe zio Paperone da una parte e il deposito dall’altro». Così Emanuele Dessì, di Cal, intervenendo in Aula, dopo le comunicazioni di Mario Draghi in Aula.

«C’è la volontà palese del governo di umiliare e mortificare il nostro gruppo e ciò che rappresentiamo, il dissenso». Lo denuncia Emanuele Dessì di Cal che poi mette in fila le azioni della maggioranza e dell’esecutivo. «Prima - dice il senatore Dessì - c’è stato il vergognoso dossieraggio del Corriere della Sera con la complicità del Copasir e del governo su una serie di intellettuali e di menti libere del nostro Paese». «L’azione di tacitazione del dissenso è continuata - prosegue Dessì - con un emendamento alla riforma del CSM che prevede tra le altre cose l’impossibilità per i propri membri di partecipare alle elezioni politiche qualora non si fossero dimessi con almeno 2 anni di anticipo: un emendamento cucito per mortificare, umiliare e impedire a Nino di Matteo di partecipare qualora volesse alle prossime elezioni politiche».

  

 

 

 

 

«Oggi poi alla Camera dei Deputati - aggiunge il senatore Dessì - viene cucito a misura dei micro partiti di maggioranza (Calenda con Europa più, Italia Viva, Noi Non Cambiamo e altri) un provvedimento che permetterà a loro che non esistono nel Paese di poter partecipare alle prossime elezioni senza dover raccogliere firme. Da questa possibilità vengono esclusi il nostro gruppo e i partiti di opposizione che dovranno invece raccogliere le firme: per noi non sarà assolutamente un problema farlo, lo faremo con onore e nel rispetto delle regole e soprattutto dei cittadini che ci sostengono. Ma vorremmo che questa legge, se vale per noi, valesse per tutti. È vergognoso che in questo momento, mentre Draghi prova a insegnare al resto del mondo cos’è la democrazia, in Italia non si riesca ad avere nessun processo democratico atto a stabilire delle regole che siano uguali per tutti».