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Scontro Camera-Senato, in Parlamento è derby sulla cannabis

Gaetano Mineo
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Prosegue la disfida tra Camera e Senato sulla liberalizzazione della cannabis. A Montecitorio, viaggia spedita la proposta di legge di +Europa e che dà la possibilità di coltivare «quattro piantine» per uso personale, ammorbidendo, tra l’altro, le sanzioni per i casi lievi. Allo stesso tempo, a Palazzo Madama prosegue senza sosta la bozza legislativa della Lega, la cosiddetta «Droga zero» che invece inasprisce le pene anche per i casi lievi. «Non ho mai visto un ostruzionismo così tra i due rami del Parlamento» ci dice il deputato di +Europa, Riccardo Magi, che ha presentato il provvedimento. In pratica, secondo l’articolo 78 del regolamento della Camera e quello 51 del Senato, non è possibile procedere all’esame di un ddl avente «un oggetto identico o strettamente connesso rispetto a quello di un progetto già presentato» nell’altro ramo del Parlamento. «Da prassi la presidente Casellati dovrebbe scrivere al presidente della Commissione giustizia del Senato comunicandogli di non procedere all’esame di questo provvedimento se non per le parti che non sono toccate da quello della Camera», ci spiega ancora Magi che circa un mese fa, in merito, ha inviato una lettera al presidente della Camera, Roberto Fico. A sua volta, Fico, ha scritto una lettera alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati per accordarsi sul come procedere. Sta di fatto, che trascorso più di un mese, fino a ieri dalla presidenza del Senato s’è registrato il silenzio. E molti, sono convinti che la lettera di Fico rimarrà nei cassetti di Palazzo Madama.

Tecnicamente, questa situazione viene definita di «concorrenza di iniziative legislative». Ma, a quanto pare, non sembra essere un problema. Sul fronte legislativo, invece, per martedì 21 giugno è atteso il via libera dalla commissione Giustizia al testo di legge che depenalizza la coltivazione domestica della cannabis per arrivare in discussione alla Camera venerdì 24 giugno. Mentre per il voto si parla di luglio. Il ddl è composto da 5 articoli, quasi tutti gli emendamenti all’articolo 3 sono stati votati, ne restano all’incirca 40. S’è introdotta, tra l’altro, la pena da 2 mesi a 2 anni per chi cede cannabis, riducendola rispetto ai 4 anni attuali.

I più agguerriti nel mettersi di traverso sono Lega e Fratelli d’Italia, ma promotori del documento e gli altri partiti stanno «resistendo» compattamente all'azione dell'asse dei partiti di Salvini e Meloni. Dal fronte Palazzo Madama, secondo il senatore leghista, Andrea Ostellari, in merito ai due testi «non c'è incompatibilità dal punto di vista parlamentare». Per Ostellari, tra i firmatari del cosiddetto «Droga zero», «alla Camera s’è deciso di distruggere quel testo che noi oggi vorremmo trattare al Senato». Il ddl è arrivato in commissione Giustizia di Palazzo Madama lo scorso aprile ma ha fatto soli i primi passi. È composto da 5 articoli. Il primo prevede l'arresto obbligatorio in flagranza; il secondo aumenta la pena (minima e massina) dagli attuali sei mesi e quattro anni fino a tre e sei anni per produzione, per traffico e detenzione di lieve entità. La multa che attualmente è da un minimo di 1.032 a un massimo di 10.329 euro passa a un minimo di 5mila a un massimo 20mila. L’articolo 3, invece, consente la confisca obbligatoria dell’autoveicolo o di altro bene mobile registrato quando abbia semplicemente agevolato la commissione del reato. L’articolo 4, infine, fa scattare anche la revoca definitiva della patente per gravi fatti.
 

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