il caso
Niente strada intitolata, Livorno boccia Oriana Fallaci
“Portatrice di intolleranze”. E come tale, non meritevole di vedere il proprio nome associato a quello di una strada. Ha dell'incredibile e del grottesco quanto accaduto nella rossa Livorno, ultimo baluardo del comunismo nostrano. Il consiglio comunale della città toscana ha bocciato una mozione, presentata da Fratelli d'Italia e Lega, per intitolare una via ad Oriana Fallaci. Giornalista e scrittrice, unanimemente considerata una delle più importanti intellettuali del Novecento. Ovunque, in Germania come in Francia, negli Stati Uniti come in Giappone, tranne che nella patria del cacciucco.
Nei giorni scorsi, quando l'atto era stato depositato in consiglio, il sindaco Luca Salvetti aveva goffamente cercato di evidenziare la mancanza di collegamenti diretti con la città costiera. “Le nostre vie devono avere il nome di chi ha fatto qualcosa per la città, non di chi ha scritto un libro”. Una delle più importanti menti dello scorso secolo, bollata come inutile scribacchina. L'esponente del Pd, Cristina Lucetti, ha testualmente affermato che “troviamo non accettabile essere portatori di intolleranze e Oriana purtroppo lo è stata”.
Ma non solo. La Fallaci ha avuto la suprema e imperdonabile colpa di “essere contraria alla costruzione della moschea a Colle Val d’Elsa” e “ha usato parole durissime contro il gay pride”. E il passato da partigiana, quando la scrittrice era una staffetta e con la sua bicicletta portava le armi ai membri della Resistenza? Tutto dimenticato. È bene invece ricordare che simili teatrini vi furono, una decina di anni fa, anche a Firenze. Fu merito di Matteo Renzi se alla Fallaci venne dedicata la sala stampa della Provincia. Il nativo di Rignano, che tirò a dritto senza voltarsi, venne aspramente criticato dai suoi compagni di partito. “La sinistra sta facendo fare una brutta figura alla nostra città davanti a tutta Italia”, ha ricordato Andrea Romiti, capogruppo di Fratelli d'Italia. La stessa Livorno nella quale c'è ancora oggi una targa in pieno centro, in cui è citato Stalin, “definito come un compagno”. Stalin, uno dei peggiori dittatori del Novecento sì, una delle più importanti intellettuali del secolo no. Misteri al sapor di cacciucco.