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Regione Lazio, la candidatura di Daniele Leodori inguaia Enrico Letta

Daniele Di Mario
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Daniele Leodori scende ufficialmente in campo per la presidenza della Regione Lazio e va in pressing sul Partito democratico, chiedendo, per la scelta del candidato governatore, quelle primarie che «non debbono essere viste come un pericolo» da parte del Nazareno. Il segretario Dem Enrico Letta, infatti - confidano fonti democratiche - sarebbe preoccupato dal rischio che la consultazione della base si trasformi in una conta fratricida tra correnti, di cui farebbe volentieri a meno, magari trovando la sintesi con un big in grado di pacificare il campo.

Ma il dado, almeno per quanto riguarda Leodori, è tratto. Allo Chalet del Lago, nella suggestiva cornice dell’Eur, il vicepresidente della Regione Lazio rompe gli indugi e davanti a circa mille persone annuncia: «Mi candido alle primarie. Darò il mio contributo insieme a tanti amministratori, personalità e gente comune che hanno scelto di fare questo percorso con me». Ora è ufficiale, quindi. Sarà Leodori a sfidare l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato per correre alla successione del presidente uscente Nicola Zingaretti. E di persone intenzionate a sostenerne la candidatura ce ne sono, eccome. Ad ascoltare il discorso di Leodori ci sono tante personalità politiche e civiche del territorio e del mondo dell’imprenditoria, come il presidente del Car, Massimo Pallottini, e il presidente di Confesercenti Roma, Valter Giammaria. Non mancano rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil. Tra i dirigenti politici ci sono il senatore Luigi Zanda, il presidente del Consiglio regionale Marco Vincenzi, i consiglieri regionali Lena, Di Biase, Califano, Forte, Buschini. E ancora i consiglieri regionali M5S Corrado, Porrello, Marcelli, l’assessore regionale Alessandri, il consigliere regionale della sinistra civica De Paolis (espressione dell’area politica dell’eurodeputato Massimiliano Smeriglio, assente fisicamente perché impegnato a Bruxelles ma presente politicamente con i suoi fedelissimi), il consigliere regionale dei Verdi Cacciatore con Filiberto Zaratti. Non mancano consiglieri comunali e minisindaci: Celli, Alemanni, Stampete, Trombetti, Della Porta, Giuseppetti. C’è il vicepresidente della Città Metropolitana Pierluigi Sanna. Assenti invece gli zingarettiani e i manciniani (l’area del sindaco di Roma Roberto Gualtieri), così come i rappresentanti di Azione di Carlo Calenda che da tempo ha annunciato che sosterrà D’Amato. Assenze di cui Leodori non sembra curarsi. «Sono a disposizione per aiutare la coalizione a individuare il percorso per essere competitiva», spiega, aggiungendo che la coalizione «dovrà essere la più ampia possibile, inclusiva partecipata e provare a individuare la persona che col metodo delle primarie dovrà guidarla. Io in quel percorso ci sarò, con le mie caratteristiche costruttive, di pacatezza, equilibrio e con convinzione per apportare un contributo importante».

Quanto alle primarie, il vicepresidente della Regione dice: «Se noi facciamo un percorso ordinato e corretto all’interno del contesto di una coalizione regionale individueremo la scelta migliore per guidarla. Non credo che le primarie debbano essere viste come un pericolo per la coalizione, tutt’altro: sono un percorso di avvicinamento al più grande appuntamento elettorale. Non vedo rischi di derive come qualcuno sostiene». Leodori sostiene poi di non temere il rischio di un intervento esterno «di sintesi» del segretario Letta. «Credo che dobbiamo fare» le primarie «con equilibrio, apportando un contributo costruttivo, rispettandone l’esito, qualunque esso sia - aggiunge Leodori - Anche perché di primarie con personalità importanti ce ne sono state anche in passato e non mi sembra che abbiano portato momenti di tensione particolare. Quindi, se facciamo le primarie con lo spirito giusto, teso a fare partecipare, includere, estendere e ampliare la coalizione credo siano un momento molto importante».

Il vicepresidente del Lazio poi non chiude le porte all’eventuale ingresso nella coalizione di centrosinistra a forze civiche e moderate, anche quelle in uscita dal centrodestra. «L’ampliamento della coalizione - spiega - non deve essere visto come la somma algebrica del consenso, sarebbe sbagliato, ma come il tentativo di includere il più possibile e di trovare la sintesi al rialzo sulle questioni in campo da affrontare. Si può tenere l’attuale coalizione ampliando ulteriormente a forze civiche, qualunque esse siano». «La storia del nostro Paese - prosegue Leodori - è piena di esempi in questo senso, ne cito uno: la Carta fondamentale su cui basiamo la nostra impalcatura giuridica e istituzionale ha preso spunto dalla sintesi di culture diversissime tra loro, che però sono riuscite a mettere in piedi quella Carta Costituzionale che ancora oggi, a distanza di quasi 80 anni, è la più all’avanguardia. Sicuramente lo è in Europa, probabilmente nel mondo e ancora viene presa ad esempio. Quindi - conclude - credo che da questo esempio dobbiamo prendere spunto per fare una sintesi alta, su questioni importanti, che dovremmo allargare in futuro. Non temo la coalizione ampia e un campo larghissimo, credo sia un arricchimento e non un problema».
 

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