Draghi cerca la sponda di Macron sul prezzo del gas e il sostegno all'Ucraina
Gestione della crisi ucraina, energia, difesa e allargamento Ue saranno sul tavolo della cena che il premier Draghi avrà all'Eliseo con il presidente francese Macron. Prima di presiedere la ministeriale nella sede parigina dell'Ocse giovedì, il presidente del Consiglio ha voluto incontrare il leader francese per concordare le prossime tappe nell'azione europea. L'obiettivo di Draghi è trovare sostegno alle sue tesi in vista del prossimo Consiglio europeo del 23 e 24 giugno e dei vertici del G7 e della Nato in programma a fine mese. Soprattutto sul tetto al prezzo del gas, che il premier è riuscito a far mettere nelle Conclusioni dell'ultimo vertice Ue, ma che finora è considerata solo un'ipotesi da approfondire. E poi la questione dell'azione a supporto di Kiev, che inizia a dare segni di stanchezza in parte dell'opinione pubblica europea e ad aprire qualche crepa nella maggioranza che sostiene il governo.
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Tra i temi al centro del colloquio, gli sviluppi della guerra in Ucraina e il sostegno a Kiev, la sicurezza alimentare, il rafforzamento dell'autonomia europea in materia di Difesa e di Energia, nell’ottica di una strategia energetica diversificata e di una minore dipendenza energetica dalla Russia. In agenda potrebbe entrare anche il tema della Libia, della migrazione e i seguiti della Conferenza sul Futuro dell’Europa. Draghi e Macron, inoltre, discuteranno delle relazioni bilaterali tra Italia e Francia, rafforzate dalla firma del Trattato del Quirinale, e dell’importanza che il dialogo rafforzato si traduca anche in azioni e iniziative congiunte riguardo le questioni più importanti dell’agenda europea e internazionale.
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Sul tavolo il premier Draghi potrebbe avanzare la questione della risposta Ue alla domanda di adesione di Kiev. A giorni si attende la valutazione della Commissione europea al questionario che le autorità ucraine hanno consegnato a metà aprile. Poi si dovrà esprimere il Consiglio, ovvero gli Stati membri, che al prossimo vertice europeo dovranno decidere se concedere lo status di paese candidato. Sarebbe un passaggio più veloce del consueto ma da Bruxelles hanno più volte ribadito che per il resto del percorso di integrazione all'Ue si seguirà la procedura normale, ovvero potrebbero volerci anche più di dieci anni prima di vedere l'Ucraina come un paese Ue. E non di poco conto, visto che sarebbe il quinto per popolazione.
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Insomma, lo status di candidato non cambierebbe molto in sostanza ma darebbe un bel segnale politico, sarebbe il sigillo alla scelta dell'Ucraina di stare con l'occidente. Al termine dell'ultimo Consiglio europeo di fine maggio Draghi aveva ammesso che tra i grandi paesi Ue solo l'Italia era fermamente convinta di concedere subito lo status. La missione di Draghi è dunque ora quella di convincere Francia e Germania a fare il passo decisivo. La questione dello status di candidato, in realtà, riguarda anche Georgia e Moldova, che dopo l'aggressione russa a Kiev, hanno avanzato la stessa richiesta. E si allarga invece a chi è già candidato da tempo e aspetta il via libera degli Stati. Il conflitto ucraino e la minaccia russa, come avvenuto con la Nato, potrebbe dare nuovo impulso al processo di allargamento. Non a caso l'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, auspica che si possano avviare i negoziati per la Macedonia del Nord, il Montenegro e l'Albania già a giugno, se gli Stati rimuovono i veti.
La Francia, che notoriamente è tra i paesi che finora hanno frenato di più l'allargamento ai Balcani, ha provato a confondere le acque introducendo un nuovo tema, quello della 'Comunità politica europea', lanciata da Macron alla plenaria di Strasburgo nel giorno della festa dell'Europa. Una sorta di accordo di associazione che permetterebbe ai paesi che aspirano di entrare all'Ue di partecipare fin da subito a una serie di iniziative con l'Ue. Finora, a parte qualche tiepido consenso da Serbia e Albania, i paesi dei Balcani, ma soprattutto l'Ucraina di Zelensky, preferiscono puntare al normale processo di adesione. Il 23 giugno, prima del vertice Ue, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel ha convocato a Bruxelles un vertice con i leader Ue e quelli dei Balcani. Quella sarà l'occasione per l'Ue di scoprire le carte sul processo di allargamento e lì si vedrà se Draghi sarà riuscito a portare dalla sua i big europei.