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Fit for 55, figuraccia di Enrico Letta: il piano green dell'Europa affossato dalla sinistra

 Il Parlamento di Strasburgo respinge la riforma del sistema Ets, quello che prevede lo scambio delle quote di emissioni fra i Paesi, che torna adesso in Commissione Ambiente. Una bocciatura per la quale è risultato decisivo il voto dei Socialisti, contrari agli emendamenti introdotti dal Ppe con l’appoggio dell’estrema destra e finalizzati a ridurre dal 100 per cento al 90 per cento lo stop alla produzione di auto non elettriche - o che producono CO2 - dal 2035. Da qui lo scambio di accuse tra i leader dei partiti a Roma, con Enrico Letta a rivendicare la vocazione green del suo partito contro le «destre nero fossile», e Giorgia Meloni a rinfacciare «la figuraccia» al leader dem.

 

  

Uno scambio di colpi iniziato lunedì. «È una settimana decisiva per l’ambiente. Noi a Strasburgo voteremo» il piano Fit For 55 «per la riduzione di emissioni nell’ambiente: voteremo a favore dell’ambiente», sottolineava lunedì Enrico Letta rivolgendo un appello ai ’colleghi' della destra: «Chiedo con forza a Salvini e Meloni che le destre italiane votino il piano: mercoledì. O si sta di qua o si sta di là». Parole che non hanno sortito effetto, tanto che ancora questa mattina il segretario Pd ha sentito di dover sottolineare la «differenza» fra il suo partito, e i progressisti in generale, e le destre sovraniste. «Per chi dice che sinistra e destra non vogliono più dire niente. Oggi al Parlamento Europeo di Strasburgo noi votiamo per un futuro green. Le destre italiane scelgono il nero fossile». Tutto ciò nonostante il pacchetto prevedesse anche una Carbon Tax contro la concorrenza sleale di quei paesi extra europei che hanno un sistema produttivo a forte impatto sul clima: «Con l’introduzione della Carbon Tax alle frontiere Ue proteggiamo le nostre produzioni dalla concorrenza sleale di quelle che vengono da paesi meno rispettosi dell’ambiente rispetto all’Europa», spiega ancora Letta.

 

Meloni e Salvini, tuttavia, non sono gli unici a prendere posizione contro il Pd e il pacchetto così come era arrivato all’esame di Strasburgo. «Enrico Letta pensi davvero che la gestione di cambiamenti epocali possa essere ridotta a questo? Dal Pd non abbiamo visto una proposta su ’come' far accadere i cambiamenti gestendone le conseguenze. Solo slogan. Non è politica, è populismo», accusa Carlo Calenda per il quale una riduzione drastica delle auto con motori a combustione comporterebbe un effetto«disastroso» sull’occupazione in Italia. Una tesi sposata anche da Matteo Salvini che sintetizza: «Noi per il lavoro, la sinistra in Europa per nuove tasse. Avanti con rinnovabili e nucleare, l’energia più sicura e pulita». Di fatto, la bocciatura del ’Fit for 55’ è salutata come una vittoria da Giorgia Meloni. L’affossamento del pacchetto, spiega la presidente di Fratelli d’Italia, «è la dimostrazione di quello che diciamo da tempo: l’approccio ideologico della sinistra finisce per danneggiare non solo l’economia, ma anche la difesa stessa dell’ambiente».

 

Enrico Letta non ci sta e risponde: «Le destre italiane con i loro emendamenti hanno ottenuto di stravolgere e affossare il piano contro il Cambiamento Climatico Fit for 55. Dal suo punto di vista è coerente Giorgia Meloni a esultare per l’affossamento del pacchetto anti Cambiamento Climatico a Strasburgo. È coerente con la loro linea. Ma è un danno grave per e per le nuove generazioni, ancora una volta prese in giro», conclude Letta. 

Intanto il Parlamento europeo ha approvato la proposta della Commissione europea: dal 2035 stop alle vendite di auto nuove con motore a combustione a diesel e benzina con 339 voti a favore, 249 contrari e 24 astenuti. Bocciato l’emendamento del Ppe che prevedeva una riduzione delle emissioni di CO2 delle auto del 90%, invece che del 100%.