Inceneritore a Roma, una sfida che va oltre Roberto Gualtieri
Ricordate il finale del film «Alla ricerca di Nemo»? I pesci «prigionieri» nell’acquario escogitarono un modo per fuggire. Durante la pulizia dell’apparecchio, riposti in delle buste di plastica piene d’acqua, nuotando «a tutta birra» riuscirono a saltare dalla finestra e a raggiungere il mare. Non avevano pensato però a chi o come potesse liberarli da quelle buste. «E adesso?». È la frase finale del film. E quella che certamente deve aver pronunciato il sindaco capitolino, Roberto Gualtieri, quando il suo staff lo ha messo al corrente che il terreno individuato per la realizzazione del termovalorizzatore potrebbe non essere idoneo. Un problema tecnico che rischia però di diventare un enorme ostacolo politico.
E già perché l’ampio consenso dimostrato nei confronti della decisione storica di realizzare un inceneritore per rendere finalmente la Capitale autonoma nello smaltimento dei rifiuti, potrebbe non essere poi così compatto da reggere a un urto così forte. Il fronte grillino è unito sulla linea del «no», così come non sono affatto convinti radicali e sinistra. Numeri che non impensieriscono la granitica maggioranza dem in Campidoglio, che conta oltretutto sull’appoggio di parti importanti del centrodestra. I pensieri, invece, ci sono eccome alla Regione, fin su a Palazzo Chigi e soprattutto al Nazareno. Nel marzo prossimo infatti si vota certamente per il governo del Lazio, e chissà forse anche per le parlamentari, qualora il passo nazionale si dovesse allungare dall’autunno alla primavera. Questo significa cominciare sin da ora a lavorare su alleanze elettorali in grado di portare alla vittoria. Il Pd, che ha incoronato Gualtieri sindaco, esce da dieci anni di governo Zingaretti e ha bisogno di replicare l’alleanza attuale, ovvero la sinistra e i Cinquestelle, ben consapevoli che - storia elettorale insegna - il Lazio si vince se si vince a Roma. Non a caso al «battesimo» di «Alternativa Comune» - il potente laboratorio della sinistra capitolina in vista delle regionali - non si è parlato di rifiuti, né tanto meno di termovalorizzatore. Un argomento tabù anche per consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle.E fa riflettere l’apertura a un eventuale referendum sull’impianto dell’assessore capitolino ai Rifiuti, Sabrina Alfonsi. Un passo avanti o un passo indietro?
Tutti i sondaggi effettuati finora indicano un consenso dei romani al termovalorizzatore che supera l’80%. Esausti di vivere in mezzo a rifiuti di ogni tipo e con le tasse più alte d’Italia, sarebbero disposti a qualunque alternativa. Un fronte compatto che tuttavia può frantumarsi, più o meno lentamente, se tempi e modi tradissero la promessa della politica. Politica sì, perché questa partita non è giocata in solitaria dal sindaco Gualtieri. Il segretario del Pd, Letta, il governatore Zingaretti e il premier Draghi hanno infatti dato un lasciapassare senza precedenti, affidando a Gualtieri i poteri della Regione proprio per la realizzazione in tempi brevi - entro il 2026 - del termovalorizzatore. Un’arma potentissima che rischia ora di trasformarsi in cerino, pronto a prendere fuoco con le elezioni regionali alle porte.