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Otto e mezzo, la verità di Massimo Giannini su Mario Draghi: “Senza la guerra sarebbe già saltato il governo”

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Nel corso dell’edizione del 1 giugno di Otto e mezzo, talk show di La7 condotto da Giovanni Floris, è arrivato il giudizio di Massimo Giannini, direttore de La Stampa, sulle divisioni nella maggioranza di governo. “Questa maggioranza - sottolinea il giornalista - non è compatta dal 2018 in poi. Non è che i due governi precedenti siano stati questo monolite così concorde e compatto su qualsiasi cosa si dovesse fare. Ci sono stati scontri aspri e devastanti all’interno della maggioranza su cosa si dovesse fare nella strategia contro il Covid, altro che storie. È normale e fisiologico, abbiamo affrontato una fase drammatica e difficile, quindi le posizioni erano anche differenti, ma non è che veniamo dalle verdi vallate della concordia nazionale, al caos sulla guerra innescato da un primo ministro che non controlla”.

 

 

“Un conto - dice poi Giannini sul caso del viaggio di Matteo Salvini a Mosca - è chiamare un ambasciatore per dirgli di fare la pace, un altro conto è organizzare un viaggio e presentarsi con un piano di pace all’ambasciatore stesso, con un sensale uscito chissà da dove, questo Kissinger di Fratta Minore, Antonio Capuano che assiste Salvini nella trattativa, e ottenere in cambio un plauso totale dall’ambasciatore della Russia sul piano. È evidente che non stiamo dentro un sistema normale e fisiologico nel quale uno tesse le proprie reti per fare la pace, c’è uno slabbramento totale. La maggioranza - chiosa Giannini - è un problema, se non ci fosse la guerra sarebbe già saltato. Non può saltare perché c’è la guerra, aggiungo che è un bene, perché se saltasse adesso non so come ci ritroveremmo nei prossimi mesi dal punto di vista dell’economia e delle condizioni materiali del Paese”.

 

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