sussidio di stato
Omnibus, Matteo Renzi scatenato contro il reddito di cittadinanza. Luigi Di Maio sul balcone? Roba "da Tso"
Una legge da tre anni al centro di un dibattito aspro. Che ha diviso i partiti e ha creato una serie infinite di polemiche e di accuse reciproche. Il reddito di cittadinanza, la norma simbolo dei Cinque Stelle, torna agli onori delle cronache grazie alla clamorosa decisione di Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva ha annunciato che, dal prossimo 15 giugno, inizierà una raccolta firme per abrogare il sussidio di Stato. Questa mattina, ospite a Omnibus, la popolare trasmissione televisiva su La7, il nativo di Rignano è tornato a tuonare contro i grillini.
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“Di Maio, Conte, Salvini hanno fatto passare il messaggio che avrebbero abolito la povertà. Quando li ho visti sul terrazzo di Palazzo Chigi annunciare che avevano abolito la povertà io avrei chiuso il terrazzo e chiamato un Trattamento sanitario obbligatorio. Ma come si fa?”.
Il dibattito si è poi spostato sulla guerra in Ucraina. “Draghi ha fatto benissimo a chiamare Putin, un leader, uno statista fa così. Draghi sta provando un negoziato che dovrebbe fare l'Unione europea, un inviato speciale che chiama Putin, chiama Zelensky. Se invece quelli che dovrebbero fare i diplomatici attaccano i leader questo non aiuta. Al bar uno può dire quello che vuole, non in diplomazia”. Renzi non ha mancato di picconare il suo miglior nemico. “A me fanno arrabbiare quelli che fanno i finti pacifisti come Giuseppe Conte: è quello che ha dato più armi quando era premier e poi oggi fa il pacifista per i sondaggi”.
Impossibile non toccare infine uno dei temi caldi del momento: la magistratura. “Ci stiamo riempiendo la bocca dei trent'anni di Capaci e via D'Amelio e Falcone e Borsellino sono i martiri del Paese. Ma non è stata la politica a combattere Falcone e Borsellino, è ora di finirla. Falcone è stato combattuto dalle correnti giudiziarie, dai propri colleghi. Hanno fatto un processo farsa, creduto a un finto pentito, a un'opera di depistaggio. La mafia si è fatta beffe della memoria di Borsellino per colpa di quei magistrati che non hanno capito. Anni di racconto monocorde – ha concluso l'ex sindaco di Firenze - hanno fatto pensare che era colpa della politica. Ma Martelli chiamò Falcone a lavorare con sé al ministero e parte della magistratura lo attaccò”.