Vulcano Berlusconi a Napoli, passerella e canzoni: così rilancia Forza Italia
«Sono un napoletano nato a Milano» dice Silvio Berlusconi ai cronisti. E per una volta, ascoltandolo parlare mentre ha di fronte lo specchio d’acqua di Marechiaro e alle spalle gli scialatielli alle vongole del leggendario ristorante «Cicciotto», non c’è motivo di dubitare della sua sincerità. Perché sono gli stessi napoletani, popolo generoso eppure diffidente, a non aver avuto remore ad «adottare» il leader di Forza Italia. Non solo perché, dando loro quel termovalorizzatore che Roma ancora si sogna, ha archiviato la vergognosa emergenza rifiuti. Ma perché in città è stato sempre percepito come un «simile». Nella capacità di cadere senza arrendersi e senza rinunciare al sorriso, nell’approccio ottimista alla vita, nell’umanità che persino i più acerrimi avversari non possono non riconoscergli.
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In fondo, in questo ritorno a Napoli c’è tutto questo. Perché le cose, sia nel partito che nella coalizione, non è che vadano benissimo al Cav. Mariastella Gelmini ne ha messo in discussione la lucidità politica, Giorgia Meloni ha di fatto stroncato il «vertice del disgelo» del centrodestra. Eppure Berlusconi non sembra ferito o preoccupato. Anzi. La sua apparizione nelle strade partenopee è praticamente una festa. «Maro’ quant’è bbello» commenta un cliente di «Cicciotto» in un video diventato virale su Facebook. Ed è veramente difficile immaginare quale altro leader politico possa ricevere un’accoglienza simile da queste parti. In una città, peraltro, il cui cuore politico batte a sinistra. Straordinario paradosso.
Berlusconi mancava a Napoli dal 2018. Quattro anni fa si concesse una passeggiata tra i presepi di San Gregorio Armeno con l’allora fidanzata Francesca Pascale. Ieri ci è tornato con quella attuale, Marta Fascina. Napoletane entrambe, e anche questo vorrà dire qualcosa. Si sono accomodati, come detto, nel ristorante più celebre di Marechiaro, dove i vip fanno a gara a farsi fotografare (il giorno prima era toccato al trionfatore di Sanremo Blanco). Al tavolo con il Cavaliere e la compagna anche il presidente della commissione di Vigilanza Rai Alberto Barachini. A un tratto si avvicina Giovanni Capuano, che del mitico «Cicciotto», don Vincenzo, è il figlio, e intona «Malafemmena». Silvio naturalmente si unisce e poi spiega a Marta Fascina, che non ne aveva bisogno, che il significato della canzone è «femmina cattiva». Intorno è un affollarsi di persone comuni che immortalano la scena coi cellulari e un cordone di giornalisti a stento trattenuto dalle bodyguard.
E Berlusconi, tornato presenzialista come non accadeva da anni, non delude neanche i cronisti. Prima l’omaggio alla città, poi l’esame dei nodi politici più importanti. A partire da quelli interni a Forza Italia. Dice che la nomina di Licia Ronzulli a commissario regionale «è stata chiesta dagli stessi lombardi» e liquida le polemiche interne come «fuochi d’artificio costruiti dalle televisioni e dai giornali, solo fuochi d’artificio». Sui guai della coalizione, invece, derubrica tutto a un’incomprensione tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. E affronta anche il caso del Ddl Concorrenza, con l’accelerazione imposta da Draghi contro il volere del centrodestra: «Noi volevamo un po’ più di tempo ma va bene, abbiamo i giorni sufficienti. Se dall’altra parte ci sarà razionalità e buon senso si può fare tutto entro la fine del mese di maggio».
A creare più clamore, però, sono inevitabilmente le dichiarazioni sulla crisi ucraina. Perché, di fatto, Berlusconi ribadisce quanto detto solo pochi giorni prima, criticando l’invio di armi a Kiev e chiedendo all’Europa di convincere Zelensky ad accogliere le richieste di Putin: «Inviare armi significa essere cobelligeranti. Cerchiamo di far finire in fretta questa guerra. E, se dovessimo inviare armi, sarebbe meglio non farne tanta pubblicità» dice il leader di Forza Italia, ribadendo che bisogna arrivare il prima possibile alla pace, perché «altrimenti vanno avanti le devastazioni e le stragi. L’Europa si deve mettere tutta unita insieme e fare una proposta di pace a Putin e agli ucraini, cercando di far accogliere dagli ucraini quelle che sono le domande di Putin». Parole che, inevitabilmente, sono destinate a spiazzare la parte più governista del partito, allineata all’atlantismo di Draghi. Ma, su questo fronte, il Cavaliere è ormai vicino a Matteo Salvini. Ed è difficile che oggi, nell’intervento che chiuderà la convention azzurra a Napoli dalle 12, possano arrivare correzioni di rotta