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Referendum giustizia, solo un italiano su due sa che il 12 giugno si vota. Sondaggio Pagnoncelli: quorum lontano

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Il dibattito sul voto del 12 giugno in cui gli italiani sono chiamati a scegliere nei referendum sulla giustizia non riesce a imporsi nell'opionione pubblica. A fornire numeri preoccupanti è Nando Pagnoncelli che ha presentato un sondaggio ad hoc sabato 21 maggio. Un dato su tutti: la metà degli italiani (56 per cento) sa che il referendum.

Il sondaggista spiega i risultati della rilevazione a Corriere della sera e porta come il 54% degli intervistati giudichi importante il voto (non è così per il 27%) e sono soprattutto gli elettori del centrodestra ad attribuire importanza alla possibilità di cambiare alcuni aspetti della giustizia. I sostenitori più agguerriti vengono da Forza Italia e Lega.

Il raggiungimento del quorum, emerge dall'analisi di Pagnincelli, resta un miraggio: l'affluenza dichiarata  è stimata tra il 27% e il 31%. Per il sondaggista alla basse di questo dato ci possono essere le preoccupazioni per la guerra ma anche la perdita di attrattiva del referendum come strumento: negli ultimi otto solo uno ha superato il quorum ed è risultato valido.

Pagnoncelli naturalmente riporta gli orientamenti di voto dei singoli quesiti referendari. Il No prevale con il 56% sull’abrogazione della parte della legge Severino. Maggioranza di No (54%) anche sulla possibilità di eliminare la "reiterazione del reato" dai motivi per cui i giudici possono disporre la custodia cautelare in carcere o ai domiciliari per una persona durante le indagini. Il Sì prevale negli altri tre quesiti: sulla separazione delle carriere (84%), sulla valutazione dell’operato degli operatori della giustizia (71%), sull'abrogazione dell'obbligo di raccolta firme per un magistrato che intende candidarsi al Csm (70).

 

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