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"Il Mostro" di Matteo Renzi tra politica e giustizia. La presentazione del libro a Firenze: "Pm scandalosi"

Christian Campigli
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David Ermini? Gli ho mandato un messaggino, ma non mi ha risposto. Peccato”. È un autentico fiume in piena Matteo Renzi, che questo pomeriggio ha presentato a Firenze il suo ultimo libro, “Il Mostro”. Un'occasione ghiotta per parlare del sistema che regola la magistratura e di attualità politica. “Sia chiaro, le correnti sono sempre esistite. Ma è un metodo che non fa rendere al meglio l'universo giudiziario. Tutt'altro. Basti guardare quanto son lenti i processi. Io, nel mio libro, racconto episodi specifici, incontri tra Lotti, Orlando e Speranza. Non getto il sasso e tiro indietro la mano. E sono pronto ad un confronto all'americana con tutti. Chi ha da contestare i fatti che io ho narrato può invitarmi in tv. Ma deve portare documenti che mi smentiscano, sia chiaro”.

Un'inchiesta, quella sulla fondazione Open, giudicata “folle” da un punto di vista formale e sostanziale. “Hanno mandato agenti della guardia di finanza a casa di Carrai in piena notte. Che senso aveva quella perquisizione? Hanno voluto spulciare nel mio conto corrente. Per quale motivo? Perché nessuno chiede ad Antonino Nastasi cosa facesse sul luogo della tragedia dopo la morte di David Rossi?”.

Un incontro, quello fiorentino, al quale hanno partecipato alcune centinaia di persone. “Alla riforma elettorale non ci credo nemmeno se li vedo mettersi d'accordo, la destra è convinta di vincere e la sinistra non ha un'idea. Il proporzionale chiama le preferenze. Te li immagini i grillini con le preferenze? Noi siamo per l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, sul modello della legge elettorale che fa eleggere i sindaci. Questa legislatura è partita con una maggioranza euroscettica ed è finita con l'ex presidente della Banca Centrale Europea. Con Letta abbiamo lavorato molto bene sulla candidatura Frattini, assai meno sul nome della Belloni.

Sul Ddl Zan c'è una divisione profonda tra me e lui. Loro sono i veri responsabili della mancata approvazione della legge contro l'omofobia. Il Pd ha sbagliato tutto in quel passaggio. Bene invece il segretario del Partito Democratico, che ha tenuto una giusta e retta posizione filo atlantica”.

Infine una frecciata a Giuseppe Conte. “Vuole uscire dal governo? Deve chiamare Luigi Di Maio e imporgli le dimissioni. È semplice. Perché non lo fa?”

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