Guerra Ucraina, Draghi gela Conte sulle armi. E rinforza le unità Nato
Il messaggio in bottiglia ai partiti che sostengono il suo Governo Mario Draghi lo lascia alla fine, nelle ultime cinque righe della sua informativa. Il premier prima ringrazia il Parlamento e poi ricorda che è la risoluzione "approvata a larghissima maggioranza" a "guidare" in modo "molto chiaro" l'azione dell'esecutivo.
Il testo, votato da Camera e Senato il primo marzo scorso, tra le altre cose impegna il Governo "a sostenere Kiev dal punto di vista umanitario, finanziario e - sottolinea l'inquilino di palazzo Chigi - militare l’Ucraina". Palazzo Chigi, è il non detto rivolto a chi, come Giuseppe Conte, continua a chiedere un nuovo voto in Aula, ha pieno mandato per continuare a operare. Il Governo "intende continuare a muoversi nel solco di questa risoluzione", taglia corto prima di mettersi seduto ad ascoltare gli interventi dei parlamentari.
Draghi tira dritto su Nato e armi, Conte sbotta e la maggioranza traballa
Sulla strategia, quindi, Draghi ribadisce la linea. "Per impedire che la crisi umanitaria continui ad aggravarsi, dobbiamo raggiungere il prima possibile un cessate il fuoco e far ripartire con forza i negoziati. È la posizione dell’Italia ed è un’aspirazione europea", insiste parlando a chi ha accusato il Governo di aver perso di vista l'obiettivo pace. Non è così, assicura l'ex presidente Bce che rivendica come la chance di dialogo possibile adesso, esista "grazie al fatto che l’Ucraina è riuscita a difendersi in questi mesi di guerra".
Avanti, quindi, con il sostegno a Kiev, in "stretto coordinamento" con i partner europei. "Ne va non solo della solidità del legame transatlantico, ma anche della lealtà all’Unione Europea", mette in chiaro il premier che rivela l'apprezzamento "universale" riscontrato a livello internazionale per la posizione assunta dall'Italia. Per il presidente del Consiglio l’attività di deterrenza nei confronti della Russia comprende anche l'andare avanti con le sanzioni e l’intensificarsi delle operazioni dell’Alleanza Atlantica. Lungo il fianco orientale l’Italia contribuisce con 2.500 unità, ma "nel medio periodo - spiega il premier - siamo pronti a rafforzare ulteriormente il nostro contributo in Ungheria e Bulgaria, rispettivamente con 250 e 750 unità, in linea con l’azione dei nostri alleati". Il Governo valuta anche la possibilità di sostenere la Romania "nelle attività di sminamento marittimo del Mar Nero e la Slovacchia nella difesa anti aerea".
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E se il presidente del Consiglio continua a insistere sulla necessità di una difesa comune europea (che parta "da una razionalizzazione delle spese), nel lungo termine condivide la strada tracciata da Sergio Mattarella. "Servirà anche uno 'sforzo creativo' - dice citando le parole del presidente della Repubblica - per arrivare a una conferenza internazionale sul modello degli accordi di Helsinki del 1975".
Pace, quindi, ma anche unità d'intenti a livello internazionale per contrastare la crisi energetica e quella alimentare. Per Draghi serve un'iniziativa condivisa per sbloccare "immediatamente" i milioni di tonnellate di grano bloccati nei porti del sud dell’Ucraina. "Occorrerebbe una collaborazione tra federazione russa e Ucraina per poter far uscire queste navi e portare questi grani alla popolazione più povera del mondo", insiste.
Senatori prima e deputati poi ascoltano le parole del capo del Governo in religioso silenzio. A interrompere l'informativa solo pochi applausi che - fa notare da FdI Ignazio La Russa - non provengono mai da tutta la maggioranza unita. Al momento delle repliche M5S e Lega, in realtà, restano sulle posizioni di sempre. I capigruppo M5S pentastellati ribadiscono la linea Conte, invitando Draghi "a venire più spesso in Aula". "Lo strumento dell'invio delle armi, stando ai risultati ottenuti dopo 85 giorni di guerra non è efficace per costruire la pace. Questo è il motivo per cui chiediamo che presto quest'Aula possa esprimersi nuovamente con un voto - dice chiaro Davide Crippa", invitando il premier ad avere "coraggio" e a non considerare il confronto parlamentare "come un ostacolo o un impedimento".
Ringrazia il capo del Governo "per le sue parole di pace" Matteo Salvini, che però rinnova i suoi distinguo. "Quando qualcuno anche in questa Aula rinnova l'invito ad inviare altre armi" a Kiev, "e dice 'al massimo gli operai italiani tireranno la cinghia', io non ci sto", scandisce. "Non ci sono guerrafondai in quest'aula, ma pace non è capitolazione di fronte all'aggressione" replica a distanza la dem Debora Serracchiani. Sulle armi "il governo ha ricevuto un mandato straordinario a larghissima maggioranza da parte del Parlamento proprio con questa finalità e dentro il perimetro costituzionale", le fa eco Simona Malpezzi. Dal pd, quindi, pieno sostegno a Draghi: "La maggioranza deve sapere che ogni distinguo lo paghiamo in termini di autorevolezza nostra e della nostra azione di pace - torna ad avvertire Enrico Letta - Ogni discussione ci rende più deboli, discutiamo pure ma unità intorno al governo".