Giuseppe Conte sconfessa Beppe Grillo anti-Nato. Caos 5stelle: è tutti contro tutti
Giuseppe Conte un giorno sì e l’altro pure attacca Draghi sull’invio di armi all’Ucraina. Luigi Di Maio conferma pieno sostegno alla linea del governo e, quindi, al premier. Beppe Grillo sul suo blog pubblica un articolo con una dura critica all’Italia «vassalla» di Usa e Nato. Conte lo sconfessa nel giro di neanche 24 ore. Poi, dulcis in fundo, il Consiglio nazionale (l’organo direttivo del Movimento) chiede formalmente un voto parlamentare sulle forniture militari a Kiev, perché «la decisione presa a marzo è ormai superata». Il caos del M5S ha raggiunto l’apice. In una scontro all’arma bianca che rende quasi impossibile capire se ci sia una linea politica condivisa.
L’atmosfera da campagna elettorale contribuisce ad alimentare la confusione. L’esigenza di parlare alla "pancia" dei propri elettori si scontra con la necessità di restare avvinghiati alle poltrone. Uno psicodramma che si ripete di giorno in giorno. Ieri mattina il primo ad esporsi è stato Di Maio. A chi gli chiedeva conto del post "anti-occidentale" pubblicato da Grillo, investito ormai del ruolo di gran comunicatore del Movimento, il ministro degli Esteri non ha potuto far altro che prenderne le distanze: «Io porto avanti la linea del governo». Linea che, però, è distante anche da quella del presidente del M5S. Solo tre giorni fa, infatti, Di Maio ha bocciato la crociata di Conte sulle armi, spiegando che «è stato stabilito che si potevano dare aiuti all’Ucraina rispettando il principio della legittima difesa». L’ex capo pentastellato dà voce all’ala "governista" del Movimento. Ne è la riprova quanto accaduto martedì durante l’audizione del ministro della Difesa al Copasir. Quando Guerini ha illustrato nel dettaglio la lista (secretata) degli ultimi armamenti inviati a Kiev, i parlamentari grillini che fanno parte del Comitato per la sicurezza della Repubblica, da Maurizio Cattoi a Federica Dieni, si sono smarcati dalla linea di Conte. Nessuna domanda scomoda al ministro che ha potuto sbrigare la pratica in poco più di un quarto d’ora.
Maggioranza divisa sul dopo Petrocelli, si rischia la paralisi nella commissione Esteri
Ad infiammare il clima, però, ci ha pensato di nuovo l’ex "avvocato del popolo", che ha sconfessato senza mezzi termini il garante: «Grillo ha un blog dove ospita a rotazione vari esperti e uno ha formulato alcune considerazioni, ma queste non sono la linea politica del M5S». Nelle stesse ore in cui rifilava questa bordata al fondatore del M5S, si riuniva il Consiglio nazionale del Movimento. La posizione ufficiale - che riflette quella di Conte - è stata riassunta in una lunga nota. I passaggi fondamentali sono i seguenti: «È necessario un confronto in Parlamento tra le varie forze politiche, con la possibilità di pervenire a un atto di indirizzo del Parlamento che possa contribuire a rafforzare l’azione politica del governo». Ed è altresì necessario «considerare non sufficiente il vaglio parlamentare che è stato effettuato in corrispondenza del cosiddetto "decreto Ucraina", che risale ai giorni immediatamente successivi all’aggressione militare russa, e che non tiene conto dei mutamenti nel frattempo intercorsi». Draghi riferirà domani alle Camere. E non è prevista alcuna votazione.
Intanto, i 5 stelle sono alle prese con un altra grana che non sono in grado di risolvere. La presidenza della commissione Esteri del Senato dopo la "cacciata" del filorusso Vito Petrocelli. Anche in questo caso sono spaccati tra contiani e dimaiani, con Ettore Licheri da un lato e Simona Nocerino dall’altro. Una divisione che alla fine potrebbe andare a vantaggio di Forza Italia, che "spinge" Stefania Craxi.
Questa politica pensa soltanto al seggio elettorale
Ieri sera, infine, è nata un’altra grana per Draghi. È il fronte aperto dal ministro grillino dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, che si oppone alla proposta della Commissione europea di modificare in corso d’opera il Pnrr, dirottando sul capitolo energia fondi inizialmente previsti per l’agricoltura.