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Altro guaio "grillino" per Draghi. Patuanelli apre il fronte sui fondi dell'agricoltura dirottati all'energia

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Il Superbonus. L'inceneritore. Ovviamente le armi in Ucraina. Ma ora si affaccia all'orizzonte un'altra crepa tra il Movimento 5 stelle e il premier Mario Draghi. E ad aprirla è il solitamente dialogante Stefano Patuanelli, ministro per le Politiche agricole.

A irritare Patuanelli sono state alcune notizie in arrivo da Bruxelles. La Commissione europea è infatti al lavoro per presentare per tempo il piano "Repower Eu", che dovrebbe essere annunciato la prossima settimana e che ha come obiettivo garantire l'autonomia energetica degli Stati dell'Unione dalle forniture russe di gas e petrolio.

Ebbene, stando alle ultime indiscrezioni il piano sarebbe piuttosto corposo - si vocifera intorno ai 300 miliardi di euro totali - ma, in realtà, il grosso degli stanziamenti previsti sarebbe compreso in una "partita di giro" con il vecchio Recovery Fund. Sostanzialmente, vi rientrerebbero i 200 miliardi che non sono stati richiesti dagli Stati (solo l'Italia e altri due Paesi hanno richiesto l'intero stanziamento) e poi sarebbero dirottate altre risorse.

In pratica, siccome dal momento in cui è stato varato il Next Generation Eu la situazione internazionale ed economica è molto cambiata, alcuni fondi stanziati per un obiettivo possono, a discrezione degli Stati, essere usati ad altri fini. Nel dettaglio, circa 60 miliardi dovrebbero arrivare dalla possibilità per i Paesi membri di dirottare sull'energia fino al 10% delle cifre inizialmente stanziate per l'agricoltura.

Una circostanza che a Patuanelli non è affatto piaciuta: "Da quanto trapela da Bruxelles, le prossime proposte della Commissione europea sono a dir poco negative. Modificare i Pnrr nazionali e spostare risorse della Politica Agricola Comune sono risposte non adatte. È molto lontano, forse già sparito, lo spirito che ha portato alla creazione del Recovery Fund. Il nostro Continente si merita di meglio», questo il commento durissimo del ministro.

Come detto, la scelta sulla gestione dei fondi viene lasciata ai governi. E' un fatto, però, che l'Italia è con la Germania il Paese che maggiormente rischia di andare in crisi se le forniture dalla Russia dovessero essere tagliate. E per rendere il Paese meno dipendente il governo Draghi ha messo in campo una serie di azioni che, però, avranno un costo. Dai nuovi contratti con i Paesi nordafricani al noleggio dei rigassificatori per arrivare agli incentivi alle società per creare maxistoccaggi in vista dell'inverno.

Ora l'Europa dà il via libera alla copertura di queste spese con parte dei fondi del Pnrr. Difficile che il governo non voglia avvalersi di questa possibilità, se nel piano ufficiale venisse confermata l'indiscrezione. Anche se questo vorrebbe dire aprire un nuovo fronte nei già tesissimi rapporti con il Movimento 5 stelle.

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