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Roberto Calderoli è certo: “C’è un piano per affondare i referendum sulla giustizia”

Qualcuno starebbe ostacolando i referendum per la giustizia del prossimo 12 giugno. A dirlo è Roberto Calderoli, vice-presidente del Senato che sta seguendo in prima persona la campagna elettorale per i quesiti referendari, intervistato da Affari Italiani: “Sono assolutamente convinto che sia proprio così”. L’affermazione è sulla tesi che ci sia un piano non scritto per far affossare i quesiti referendari non raggiungendo il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto.

 

  

 

"I sospetti che sia proprio così sono - prosegue Calderoli - numerosi, basti pensare all'unico dei nostri referendum che non è stato ammesso, quello che prevede il principio per cui chi sbaglia paga ovvero la responsabilità diretta dei magistrati. Ho visto la volontà di chi veniva a firmare per i quesiti e il 90% lo faceva proprio per introdurre la responsabilità diretta dei magistrati in caso di violazioni. Non solo, sono stati anche dichiarati inammissibili i quesiti sulla cannabis e sull'eutanasia togliendo così di mezzo un forte potere attrattivo in termini di partecipazione al voto. Alla riforma Cartabia, che languiva nelle paludi del Parlamento, hanno messo il turbo e in quattro e quattr'otto è stata approvata alla Camera con l'obiettivo di dare l'ok al testo, identico, anche al Senato rapidamente. E questa riforma, che di innovativo non ha praticamente nulla, rischia di far saltare due o tre quesiti. È evidente che l'accelerazione in Parlamento ha questo come obiettivo”.

 

 

Chi sarebbe il responsabile di questo piano di boicottaggio? La domanda al senatore leghista sorge spontanea: “Una somma di responsabilità, non un unico soggetto. È evidente che coloro che osteggiano maggiormente i referendum sono i magistrati, che ieri hanno scioperato contro una legge che dovrebbero applicare. Sciopero praticamente fallito visto che nemmeno il 50% ha aderito. In Parlamento c'è una maggioranza composita e sempre timorosa verso i magistrati che non riesce a fare quelle riforma che servono al Paese. Abbiamo sei milioni di processi arretrati, e ricordo che oltre all'imputato c'è anche la parte lesa. Tempi biblici pari a più del doppio dei Paesi civili con il pericolo che a causa della decorrenza dei termini responsabili di reati escano di galera. Di contro, abbiamo 1.000 carcerazioni all'anno di soggetti ingiustamente detenuti, più di tre al giorno. Lo Stato paga 28 milioni di euro all'anno in risarcimenti per ingiusta detenzione. È giustizia questa? - domanda Calderoli -. Credo proprio di no”.