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M5s, l'inutile barricata grillina sul termovalorizzatore di Gualtieri. Morassut (Pd): "La guerra di Conte è perdente"

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Carlantonio Solimene
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Un’operazione politica senza speranze, illogica, e che abbassa il M5s al livello di quei piccoli partiti costretti a cercare visibilità. È lapidario il giudizio del vicepresidente dei deputati Pd Roberto Morassut sull’emendamento al Dl Aiuti che Giuseppe Conte sta preparando con il suo team per impedire che il sindaco di Roma Roberto Gualtieri possa avviare l’iter per il nuovo termovalorizzatore.

Onorevole Morassut, se l’emendamento passasse si tornerebbe punto e a capo sulla questione rifiuti. C’è questo rischio?
«Onestamente non credo e sarebbe un errore politico. La scelta di dotare finalmente Roma di un Piano per la chiusura del ciclo dei rifiuti e di farlo con poteri e norme adeguate ad affrontare la prossima scadenza giubilare, non solo è necessaria ma riscontra consenso tra i cittadini che vogliono liberarsi di questa emergenza che peraltro pesa in modo estremo sulle tasche di famiglie e imprese con una Tari elevatissima».

I grillini sostengono sia stata rifiutata ogni mediazione. Non c’era un modo più «green» per affrontare l’emergenza?
«Questo è il modo "Green". La discussione si è concentrata sul termovalorizzatore, le cui dimensioni sono peraltro ancora da definire, mentre non si parla del programma per la chiusura del ciclo che prevede altri impianti pubblici e strutture sul territorio per aumentare la raccolta differenziata e portarla all’obiettivo minimo del 65% entro il 2030 indicato dalle direttive europee. Il termovalorizzatore tratta quella frazione che non andrà in discarica (meno del 10%) e che non si potrebbe riuscire a riciclare. Una frazione inevitabile nelle grandi metropoli. Peraltro l’impianto utilizzerà, nelle intenzioni del Comune, le migliori tecnologie disponibili».

Tecnologie comunque inquinanti e superate, secondo i detrattori.
«Le emissioni di un impianto a valorizzazione energetica di ultimissima generazione restano più basse di qualunque sistema alternativo che in una metropoli di 4 milioni di abitanti avrebbe sempre bisogno di una discarica».

Teme che l’universo ambientalista volti le spalle al Pd?
«Non credo. Il "mondo ambientalista" ha dentro diverse sensibilità e comunque è bene affrontare questa discussione, nel merito, sui numeri. Mi piacerebbe, per esempio, discutere di come organizzare un programma che porti Roma a essere leader della raccolta differenziata e del riciclo. Visto che negli ultimi 5 anni il livello della differenziata è addirittura sceso, nonostante i proclami».

Intanto, a furia di distinguo, l’alleanza Pd-M5s è finita «incenerita».
«Io mi auguro che questa discussione non comprometta un dialogo che lo stesso Giuseppe Conte considera importante per strutturare quel "campo largo" che deve competere alle amministrative e rafforzarsi per politiche e regionali. Ma in questo caso non si può negare che a Roma il problema andava affrontato con scelte immediate e forti».

Il governo, invece, rischia davvero di cadere sui rifiuti?
«Una crisi di governo nella attuale situazione non sono sicuro che aiuterebbe a recuperare consensi. C’è un grande bisogno di sicurezza e di stabilità. Tuttavia il M5s rappresenta la forza politica che in questo momento ha la maggiore rappresentanza parlamentare. E va ascoltato. Ma questa posizione di "maggioranza relativa" comporta anche maggiore responsabilità. Il conflitto per la visibilità è proprio delle forze minoritarie. Penso che nel Movimento si dovrebbe riflettere su questo»

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