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Guerra in Ucraina, il direttore del Tempo Davide Vecchi e la profezia sul governo Draghi
A "L’aria che tira", programma quotidiano di La7 condotto da Francesco Magnani, Davide Vecchi, ospite in studio, fa luce sullo strabismo del dibattito italiano e sullo scontro politico in atto in relazione alla questione del supporto militare all’Ucraina: “Mario Draghi doveva rinsaldare il sostegno agli Usa ma ha invocato la pace. Noi siamo in Europa e il premier deve rassicurare i suoi alleati. La maggioranza barcolla ma il governo non cadrà”. Dopo 79 giorni di conflitto, è tempo di mettere tutti attorno a un tavolo, tutti, compresi Russia e Stati Uniti, con l'Ucraina protagonista. Per il Cremlino, tuttavia, è fuori discussione la possibilità di un dialogo con Volodymyr Zelensky che, dal canto suo, ritratta la cessione della Crimea.
Ospite in studio, Davide Vecchi, direttore de Il Tempo, che si è espresso in maniera esplicita sulla necessità di un dibattito politico interno e sull’importanza della cautela da usare di fronte alla richiesta della Finlandia di rinunciare alla sua storica neutralità e di entrare nella Nato. “Dovremmo seguire un’unica persona, il Papa. Dobbiamo fare in modo che le armi smettano di parlare e che si trovi un dialogo di buonsenso. Parlino tutti, ma tacciano le armi”, ha detto Vecchi.
Proprio giovedì 12 maggio, Bruno Vespa ha condotto un’intervista esclusiva al presidente dell’Ucraina. Magnani ha allora interrogato il suo ospite sulla probabilità di una risoluzione dello scontro che sta colpendo il cuore dell’Europa. “Abbiamo fatto molti errori, abbiamo legittimato Putin a diventare l’aggressore, è vero. Putin si difende come può e noi, in quanto Europa, anche Zelensky, dovremmo essere più responsabili, così non si ottiene nulla”, ha chiarito Vecchi.
Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle, è contro l’escalation e l’invio di armi militari. Intanto crescono le tensioni nel governo e vacilla la collocazione internazionale dell’Italia: “Credo che Conte stia facendo campagna elettorale. Sta ritrovando una centralità per e nel movimento. Detto questo, smettere di inviare armi al Paese aggredito, è un punto molto condivisibile” ha chiarito il direttore.