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Mario Draghi fa l'americano, incontro con Biden tra armi e gas. Ma il premier è sempre più solo: mollato pure da Letta

Dario Martini
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Oggi, alle due del pomeriggio ora locale, Mario Draghi incontra Joe Biden alla Casa Bianca. Il presidente Usa sfrutterà l’occasione per fare dell’Italia il "ponte" degli Stati Uniti nell’Unione europea. Il Paese che più di ogni altro sostiene la guerra contro il regime di Putin. Una strategia che si basa su due pilastri: sanzioni economiche e invio di armi. Senza nessun timore di inasprire ulteriormente la guerra in Ucraina. Timore, invece, diventato trasversale nella maggioranza che sostiene il presidente del Consiglio. Anche il fedele atlantista Enrico Letta ha iniziato a sollevare più di un dubbio sulla troppa condiscendenza nei confronti dell’America. Il segretario non critica direttamente il premier, ma il messaggio è chiaro: «Non dobbiamo farci guidare dagli Usa, l’Europa è adulta - ha detto in un’intervista a La Repubblica - Questa guerra è in Europa e l’Europa deve fermarla. Sarebbe sbagliato firmare la pace in Usa, come fu per l’ex Jugoslavia». E ancora: «Lo ripeto: la sfida per la pace si gioca qui e deve condurla l’Europa. Sono fuori luogo le uscite di Boris Johnson, quando dice che la guerra va portata sul territorio russo».

Il segretario Dem ha tenuto duro fin che ha potuto, poi è stato costretto a dar voce ai mal di pancia nel suo partito di chi non vuole un eccessivo appiattimento sull’amministrazione statunitense. A questo punto, i tre maggiori azionisti del governo (Pd, M5s e Lega) chiedono a Draghi di smarcarsi in qualche modo. Ma non sarà affatto facile. La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha già fatto sapere che Draghi e Biden «parleranno dei costi da imporre alla Russia per la sua guerra in Ucraina». Poi ha ringraziato il primo ministro italiano per «l’apprezzata leadership di Roma contro Putin».

Domani, il giorno dopo il vertice con Biden, Draghi andrà al Congresso Usa dove ad accoglierlo ci sarà la speaker Nancy Pelosi. Poi, alle 18.25 ora locale, si recherà all’Atlantic Council, dove il segretario al Tesoro ed ex presidente della Federal Reserve Janet Yellen lo premierà con il "Distinguished Leadership Award 2022", riconoscimento attribuito a «coloro che incarnano l’essenza dei pilastri delle relazioni transatlantiche».

Fedeltà che negli ultimi due mesi si è tradotta nell’appoggio alle sanzioni volute da Washington e nell’invio di armi a Kiev. Su quest’ultimo punto vige la massima segretezza. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha spiegato che lo esigono motivi di sicurezza. Resta il fatto che Draghi si è rifiutato di andare in Parlamento a riferire, come gli ha chiesto a più riprese Giuseppe Conte. Fonti di Palazzo Chigi hanno definito «isolata» la richiesta arrivata dal leader del M5s. In realtà, non è così isolata. Anzi. Anche Matteo Salvini pensa che stiamo alimentando l’escalation del conflitto attraverso l’invio incondizionato di armi. Ieri, mentre il premier stava salendo sull’aereo diretto a Washington, il segretario della Lega ha lanciato un appello a Draghi:

«Porti negli Usa la voglia di pace degli italiani. Dopo quasi tre mesi e decine di migliaia di morti non saranno altre armi a fermare la guerra e ad avvicinare la pace. Le dichiarazioni di Zelensky e di Putin dicono che la voglia di dialogare c’è. L’importante è che non ci sia qualcuno altrove - ammonisce - che voglia alimentare questa guerra».

La missione di oggi non è solo politica, ma anche economica. Tra i temi sul tavolo, i due leader discuteranno del gas liquido che l’Italia intende comprare dagli Usa per sganciarsi dalle forniture russe. Gli Stati Uniti sono felicissimi di potercelo vendere, ma ci sarà da superare lo scoglio dei costi alti. Se da un lato Biden pretenderà più aiuti all’Ucraina, dall’altro Draghi chiederà uno sconto sul prezzo del gas. È facile capire come questa non sia la condizione migliore per rivendicare maggiore autonomia nel campo occidentale.

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