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Mario Draghi prima boccia il Superbonus. Poi si piega al M5S e facilita la cessione del credito

Benedetto Antonelli
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Da un lato Mario Draghi fa approvare norme che semplificano e incentivano l'utilizzo del superbonus. Dall'altro boccia a parole la misura volta ad incentivare la riqualificazione degli immobili scatenando l'ira dei 5 stelle. Totale mancanza di coerenza. Il presidente del Consiglio in pochi giorni ha detto una cosa e poi ha fatto il contrario. Andiamo con ordine. Il 2 maggio il Consiglio dei ministri, con il decreto Aiuti, ha allungato i tempi del superbonus. Saranno tre mesi in più, fino al 30 settembre. Non per ultimare i pagamenti, ma semplicemente per eseguire i lavori e (presumibilmente) saldare almeno quel 30% del totale che, nella norma originaria, era previsto che venisse versato dai committenti per le case unifamiliari e le unità autonome entro il 30 giugno 2022. Poi, il giorno dopo, il premier, di fronte all'assemblea plenaria del Parlamento Ue, si è espresso in questi termini: «Il costo di efficientamento è più che triplicato e i prezzi necessari per le ristrutturazioni sono più che triplicati, perché il superbonus 110% toglie l'incentivo a trattare sul prezzo. Il nostro governo è nato come governo ecologico. Non siamo d'accordo sulla validità di questo provvedimento». Come mai, allora, solo 24 ore prima ha concesso il prolungamento di tre mesi? Ieri il nuovo cambio di rotta.

 

 

Il dl Aiuti è tornato all'esame del Consiglio dei ministri. Ed è stato deciso l'allentamento per la cessione di credito per il superbonus, con l'obiettivo di superare lo scoglio di molte banche che rifiutano le pratiche. Nella nuova versione del decreto gli istituti di credito potranno cedere il credito a non retail, ovvero soggetti qualificati. Nella nuova versione del testo è introdotta la possibilità di cedere «sempre», e non più quindi in numero limitato, crediti ai clienti professionali privati che abbiano stipulato un contratto di conto corrente con la banca stessa, o con la banca capogruppo, senza facoltà di ulteriore cessione. Se Draghi è contrario, perché continua a cercare di rilanciare questa misura tanto cara ai grillini. Il sospetto è che lo faccia perché, nonostante abbia espresso chiaramente il suo pensiero, deve pur sempre concedere qualcosa al Movimento 5 stelle se non vuole creare una rottura insanabile. Ad avere perplessità, però, non è solo il premier.

 

 

Confindustria Assoimmobiliare fa sapere di «condividere le criticità espresse dal presidente del Consiglio. Il superbonus 110%, come sosteniamo da diverso tempo, è una misura costosa, non efficace, ristretta a pochi attori della filiera, che ha contribuito a una crescita esponenziale dei costi dei lavori e ha inflazionato il mercato. Anche se ha funzionato nel breve per il rilancio del settore edile, presenta una serie di problemi che è necessario risolvere», dice la presidente Silvia Rovere, a margine dell'evento «Roma riparte. Rigenerazione, sostenibilità, semplificazione». Una posizione condivisa anche dal leader di Italia Viva Matteo Renzi, che si schiera col premier: «Conte attacca Draghi per il superbonus, quando invece i Cinque Stelle dovrebbero scusarsi per le modalità assurde con le quali il 110% è stato proposto».

 

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