Il caso Lavrov fa litigare Friedman, Borgonovo e Colombo. A L'Aria che Tira volano gli stracci
A "L’Aria che tira", programma quotidiano di La7 condotto da Myrta Merlino, prima il siparietto di Alan Friedman che pulisce la sedia dove era seduto Giuseppe Conte: “Sono igienico”, poi lo scontro acceso tra lui e Francesco Borgonovo sulle dichiarazioni del ministro degli Esteri Sergej Lavrov che hanno scatenato una bufera. L’intervista condotta su Rete 4 da Giuseppe Brindisi a Lavrov è diventata un caso internazionale. Le affermazioni del ministro russo sono state definite aberranti e vergognose da Mario Draghi e l’operato del giornalista un “comizio”. Terreno scivoloso e minato, quello calpestato dal conduttore di "Zona bianca". Sta suonando un campanello d’allarme per la libertà di stampa in Italia?
In studio dibattito infuocato sul tema tra il giornalista Friedman e il vice-direttore de La Verità, Francesco Borgonovo. La conduttrice ha esordito: “L’Italia viene forse considerata un ventre molle. Quell’intervista a Lavrov può essere un problema a livello internazionale?”. “Ci sono molte personalità eccentriche oggi. L’Italia è l’unico Paese in cui il 50 per cento dei voti è per partiti filo-putiniani. L’Italia è sempre stata ambigua. In molti casi vengono dette falsità senza un contraddittorio. Questo non rende onore al Paese”, ha spiegato senza tanti eufemismi Friedman.
Che fine fa Gerasimov. Il generale Fioravanti e la scheggia impazzita. Poi lo sfogo su Lavrov
La stoccata nettissima di Borgonovo è arrivata subito: “Il problema non è quello del ventre molle ma quello del cervello in pappa. Oggi abbiamo il Friedman show. Non so quale televisione veda, forse una di carta. Il nostro dibattito non ha filtri. Nessuno se l’è presa con Brindisi. Quella è, anzi, una trasmissione filo ucraina”.
A offrire il suo punto di vista è stato poi il giornalista di lungo corso Furio Colombo: “Quello che si è verificato non è un grande scoop giornalistico ma è l’accordo tra due potentati, l’editore e l’intervistato, che si sono accordati sui modi e sui tempi dell’intervista. Parliamo di un capolavoro di negazionismo”. “Ma dove sta il negazionismo? Se uno conduce un’intervista, non condivide le idee dell’intervistato. Mi sembra un’assurdità. Non facciamo la moralina inutile”, non ci ha pensato un attimo Borgonovo.