Giorgia Meloni lancia il governo dei patrioti: "Serve un nuovo Risorgimento"
Quando Giorgia Meloni sale sul palco sono le 17.57. Il popolo di Fratelli d’Italia - i 4.600 delegati, i militanti - con migliaia di bandiere tricolori e del partito che sventolano, l’accoglie con un boato che fa tremare il MiCo, l’avveniristico centro congressi del Portello, a Milano. S’apre così, tra luci soffuse blu, musica e ghiaccio secco, la conferenza programmatica di FdI, che si concluderà domani, quando lo stesso presidente del partito trarrà le conclusioni della tre giorni.
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Quando Giorgia Meloni sale sul palco, dice chiaramente qual è l’obiettivo della convention: «Ricostruire la Nazione dalle macerie di una globalizzazione fallita» e «trasformare questa epoca infame in un nuovo Risorgimento italiano». Giorgia Meloni accetta questa sfida e, come a Natale nonostante la pandemia Covid riportò il popolo FdI ad Atreju dopo due anni di stop, oggi lo convoca a Milano per «indicare la rotta nel mezzo di un’altra tempesta», la guerra in Ucraina. L’obiettivo è chiaro: dimostrare che un altro governo, un governo di patrioti, è possibile «con proposte serie e persone giuste».
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Si parte da Milano, «capitale produttiva del Paese» per dimostrare che «una proposta alternativa è possibile. Dobbiamo questa serietà - spiega il leader a FdI, che parlerà per un’ora e dieci minuti senza mai nominare la parola centrodestra né citare i partiti alleati o i loro leader - all’Italia che ha pagato un prezzo altissimo». L’antidoto al Covid, alla guerra, al declino («che non è un destino, ma una scelta», scandisce la Meloni) è avere «una visione, liberare l’energia dell’Italia è la trama del nostro viaggio, vuol dire cambiare la mentalità del Paese. Se vogliamo cambiare l’Italia dobbiamo cambiare noi. Per fare grande l’Italia dobbiamo crescere noi come italiani», argomenta il presidente FdI ripetutamente interrotta dagli applausi.
La promessa della Meloni è semplice: «Fare tutto quello che è necessario», partendo da tre direttrici: libertà, indipendenza e crescita. E a ricostruire la Nazione più forte e libera non possono che essere i patrioti, unici a poter risollevare «democrazie indebolite». La Meloni, nella sua lunga relazione programmatica, non elude nessun tema, dall’Ucraina al Covid. Sulla gestione della pandemia la classe politica al governo «ha voluto curare un virus cinese con un modello cinese», cioè con meno diritti e meno libertà, perché il Covid «ha rappresentato l’occasione per costringere le persone a piegarsi a scelte inaccettabili».
La Meloni rivendica in modo forte come FdI abbia denunciato il cinismo con cui l’Occidente negli ultimi decenni ha gestito i rapporti con gli Stati illiberali o con le monarchie fondamentaliste; ricorda di aver detto no all’ingresso della Turchia nella Ue. Ma soprattutto la Meloni rivendica: «Noi non abbiamo padroni. Vogliamo salvare la nostra civiltà» perché «la colpa» della crisi attuale è «dell’Occidente che ha svenduto i propri valori». Per questo «condanniamo la Russia e l’invasione all’Ucraina», un episodio che «cambia tutto». Il pericolo per l’Italia è finire sotto la Cina comunista. Per questo FdI da anni denuncia come «nessun Paese Ue rispetti l’impegno preso con la Nato di spendere il 2% del Pil per la difesa: l’Europa ha scelto di farsi difendere dagli Usa, che non lo fanno gratis. È una scelta europea ed è sbagliata. Siamo più europeisti noi di tanti soloni di Bruxelles. La Nato deve essere dotata di due colonne: una americana e una europea, pari dignità e pari ruolo. Nel programma FdI c’è l’aumento spese militari: quello che spendiamo in difesa è il prezzo della nostra libertà, è il costo della difesa dei nostri interessi a livello internazionale. La deterrenza militare è la migliore delle diplomazie. Essere alleati e non sudditi ha un prezzo». Non manca una frecciata diretta al presidente Usa Joe Biden. «Gli alleati - dice la Meloni - siano solidali con l’Italia: serve un fondo di compensazione per le Nazioni più colpite dalle sanzioni. Oneri e onori vanno distribuiti, perché non faremo i muli da soma dell’Occidente».
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Ma per incidere l’Italia deve liberare tutte le proprie energie. A Draghi la Meloni chiede di usare «la sua autorevolezza per chiedere la revisione degli obiettivi del Pnrr: vanno concentrati sugli effetti della crisi». Quanto alle ricette per il Paese, la Meloni ha le idee molto chiare: una giustizia efficiente e giusta con i magistrati che rispondono del loro operato; una burocrazia che semplifichi la vita del cittadino; risorse da destinare alla crescita anziché a provvedimenti inutili («Basta con la paghetta di Stato. Ribellatevi alla politica che vi tratta da accattoni», dice ai giovani che percepiscono il reddito di cittadinanza, perché «l’Italia è stata fatta dai giovani eroi del Risorgimento, non accettate di restare in panchina»); tutela delle persone fragili; un fisco più equo e meno tasse sul lavoro; connessione tra scuola e mondo del lavoro; una scuola che rimetta al centro il merito («Uno non vale uno: portare incompetenti al governo ci ha devastato»); il presidenzialismo («La riforma che ha prima firmataria Giorgia Meloni con FdI arriverà in parlamento la prossima settimana. Se non passa chiediamo voto agli italiani per fare questa riforma: il Paese merita classe politica che fa quello che dice e se non lo fa viene mandata a casa»); tutela dei marchi italiani; un ministero del Mare («Tuteleremo i nostri balneari: non accetteremo che vengano espropriati per tutelare multinazionali straniere»), investimenti sui porti; tutela dei nonni e della famiglia, perché «se non c’è la famiglia non c’è niente, se non ci sono bambini non c’è futuro. Ma i figli non si comprano: l’utero in affitto è una pratica mostruosa. Spero che in Parlamento ci siano ancora persone che abbiano una coscienza per approvare una norma di civiltà proposta da FdI per punire come reato l’utero in affitto anche all’estero». Non manca una frecciata alla teoria gender che vuole «distruggere l’identità femminile e la straordinaria forza simbolica della maternità», che va difesa perché vuol dire «difendere l’umanità, perché questo è il tempo delle donne. Questo Paese ha bisogno della loro abnegazione».
«Una grande Nazione - rimarca - ha bisogno di un popolo che crede in lei e di una classe politica degna». Per questo è nata FdI: «Rifondare la destra, costruire una nuova casa, aprirla a chi condivide le nostre idee e realizzare il partito dei conservatori italiani. Ce l’abbiamo fatta», ma - ammonisce - «c’è davvero tanto da fare», conclude la Meloni. Che traccia la strada da seguire da qui alle politiche. E oltre.