scambio di accuse

La gaffe tv di Giuseppe Conte su Marine Le Pen spacca l’asse Pd-M5S: imbarazzante, tolleranza superata

L'ultimo dei distinguo viene da Oltralpe. La performance di ieri sera in Tv di Giuseppe Conte sulle elezioni francesi non è affatto piaciuta al Pd. Se dal Nazareno la responsabile Esteri della segreteria Letta, Lia Quartapelle, interpellata si limita a un 'no comment', tra i parlamentari dem la mancata presa di posizione del leader M5S tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen è stata notata e discussa. E non solo tra i ranghi Pd. Fuoco di fila da parte di Italia Viva e poi Carlo Calenda che chiede a Enrico Letta: "Come fate ad andare avanti insieme con queste differenze sui valori di fondo di una democrazia liberale?". E dalle elezioni francesi si passa così alle alleanze in vista di quelle italiane del prossimo anno. "Serve un chiarimento", dice il coordinatore di Base Riformista, Alessandro Alfieri. "Io penso che ci siano tutte le condizioni per costruire un percorso comune, ma il campo va sgombrato dalle ambiguità perché non ci possono essere dubbi sul fatto che il nostro approdo sia quello verso un'Europa più forte ed autorevole. Non possono esserci tentennamenti su questo". Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, parla di soglia di 'tolleranza superata': "L'imbarazzante equidistanza di Conte da Macron e Le Pen non è esattamente una sorpresa, ma segna il superamento di ogni pur generosa soglia di tolleranza. Fallo grave. Mi auguro che Enrico Letta gli mostri almeno il cartellino giallo".

 

  

 

A rispondere a Gori è stato Riccardo Ricciardi, deputato e vicepresidente del MoVimento 5 Stelle: “Il M5S ha chiara la sua strada e non ci servono cartellini gialli e patenti da un sindaco del Pd rispetto all’azione politica che portiamo avanti con coraggio e senza paura di risultare scomodi a un certo sistema. Quella di Giorgio Gori è un’invasione di campo inaccettabile da cartellino rosso, oltre che una mistificazione, visto che Conte ha già detto chiaramente di sentirsi molto distante dalla destra xenofoba di Le Pen, limitandosi a dire che alcuni dei temi posti, non di certo le soluzioni, non vanno trascurati. Piuttosto Gori pensi al Pd e ci spieghi come mai il suo partito non sta appoggiando la battaglia a favore del salario minimo. Non possiamo lasciare che, come in Francia, sia la destra xenofoba ad offrire soluzioni sbagliate a problemi come la perdita del potere d’acquisto e gli stipendi da fame delle persone”.

 

 

Quello sul voto francese è l'ennesimo scarto dopo una serie di frizioni tra Pd e M5S dal voto del Colle in poi: dal voto sul caso Open di Renzi al Senato al duro confronto sulla questione dell'aumento delle spese militari, ieri pure il termovalorizzatore a Roma. Ora anche il caso Macron, dopo che Enrico Letta ha schierato nettamente il Pd a favore del presidente uscente perché, ha rimarcato più volte il segretario, la vittoria di Le Pen sarebbe la vittoria di Putin.