le spine del governo
L'abbonamento Rai si paga a parte, via il canone dalla bolletta
Niente più canone Rai in bolletta dal 2023. È l’impegno che ha preso il governo accogliendo un ordine del giorno al decreto Energia presentato dalla deputata Laura Paxia del gruppo Misto. È l’unica buona notizia legata al rincaro delle fatture di luce e gas. Ed è comunque posticipata al prossimo anno. L’esecutivo al momento non ha intenzione di introdurre altre agevolazioni oltre a quelle stabilite a marzo. Non viene estesa la platea delle famiglie che hanno diritto allo sconto in bolletta per cui si deve avere un Isee inferiore a ventimila euro. E non viene prorogata oltre aprile la possibilità di aderire alle rateizzazioni.
Il canone per la tv di Stato era stato allegato alla bolletta della luce nel 2016 dal governo Renzi. Prima di allora si pagavano 113,50 euro l’anno. La cifra fu ridotta a 100, per poi farla scendere ulteriormente a 90 euro spalmati in dieci mesi. L’esecutivo di allora si assicurò una entrata sicura in grado di abbattere l’evasione del canone. Ma suscitò molte proteste da parte dei consumatori. Non è un caso che oggi ad esultare è proprio il Codacons: «Il canone Rai - a tutti gli effetti l’imposta più odiata dagli italiani - nelle fatture elettriche ha rappresentato una vera e propria vessazione a danno degli utenti, che si sono ritrovati a pagare bollette più salate a causa della decisione del governo Renzi. Si apre finalmente uno spiraglio per una marcia indietro sulla questione, ma riteniamo che i tempi siano oramai maturi per procedere ad una abolizione totale del canone Rai, considerato il nuovo scenario del mercato televisivo italiano e la possibilità per la Rai di concorrere ad armi pari con le altre reti attraverso la raccolta pubblicitaria». Sta di fatto che adesso il governo dovrà escogitare un modo affinché non crolli l’introito garantito dal canone in bolletta pari a 1,7 miliardi l’anno.
Leggi anche: Davide Tabarelli: ”Senza il gas dalla Russia scatta il razionamento". E l’accordo con l’Algeria è insufficiente
Paxia parla di «una vittoria per i cittadini, anche perché da diversi mesi sollecito il governo per avere una risposta sulla questione. Il nostro Paese si adegua finalmente a quanto ci è stato richiesto dall’Unione Europea, visto che è stato definito un onore improprio, in quanto non correlato ai consumi di elettricità. Infatti, L’Ue per l’adesione al programma del Pnrr chiede ai Paesi membri trasparenza per l’inserimento di componenti aggiuntive sulle forniture energetiche». Il governo, spiega la parlamentare ex M5s ora nel Misto, «nell’approvazione del decreto Energia ha cambiato il parere e, da raccomandazione, è stato accolto con riformulazione, senza essere così posto ai voti dell’Aula, prevedendo di "adottare misure normative dirette a scorporare dal 2023 il canone Rai"». Secondo Michele Anzaldi di Italia Viva non c’era bisogno di alcuna iniziativa parlamentare, perché come ha ricordato la stessa Paxia, già il Pnrr prevede che i fornitori di energia non riscuotano più oneri non legati al settore elettrico dal prossimo anno. Quindi, sostiene il parlamentare segretario della commissione di Vigilanza Rai, si tratta solo di «una manovra elettorale per strizzare l’occhio agli evasori. La conseguenza sarà che, mentre oggi paghiamo meno ma paghiamo tutti, domani rischiamo di tornare ai tempi in cui pagavano solo gli onesti ma pagavano di più».