L'Aria che Tira, il generale Vincenzo Camporini è una furia sulle spese militari: disonestà dal M5S, giocano con la gente
La necessità annunciata dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini di rispettare l’impegno assunto dall’Italia con la Nato in merito al raggiungimento del 2% di spesa militare in rapporto al PIL, l’avversione del sentimento popolare ad un suo incremento e l’aspra polemica tra Giuseppe Conte e Mario Draghi hanno creato un polverone politico nel Paese. Il tema è che l’Italia avrebbe bisogno di raggiungere questa cifra entro il 2028 per non compromettere la sua credibilità all’interno dell’Alleanza Atlantica, ma anche a livello europeo, standardizzandosi al livello degli altri paesi membri delle due organizzazioni.
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Nella trasmissione televisiva mattutina di La7, “L’aria che tira”, la conduttrice Myrta Merlino ha interpellato la voce del generale Vincenzo Camporini, che ha subito voluto portare una precisazione: “Io trovo che ci sia in primo luogo un uso molto disinvolto delle cifre. Carlo Sibilia (Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno appartenente al M5S, ndr) ha detto 15 miliardi, l’altro ieri in un’altra trasmissione ho sentito parlare di 12. In realtà abbiamo visto una tabella che ci dice che siamo all’1,41% di spesa militare rispetto al PIL. Se sono 23 miliardi di euro che vengono spesi ogni anno, vuol dire che l’incremento richiesto per arrivare al 2% è meno di 8 miliardi. Per cui per favore non giochiamo con le cifre perché con queste si possono spostare le reazioni del pubblico. Ed è disonesto – ha tuonato l’ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare –".
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Il suo punto di vista è molto chiaro e, in un certo senso, va a smentire l’idea del leader dei 5 Stelle Conte, confermata dai sondaggi, per la quale i cittadini hanno altre priorità al momento: “Quando si parla di incremento della spesa militare, si parla di un qualcosa che succede nel tempo, non sono soldi che vengono spesi stasera. Per utilizzare dei soldi per comprare dei carri armati bisogna cominciare a costruirli, ci vogliono anni. Per cui l’obiettivo di arrivare a questa cifra nel 2028/30 non è una decisione politica, ma è un qualcosa che non può essere evitato. Non si può fare più in fretta, quindi questa urgenza di usare questi soldi per altre cose in realtà non esiste”. In collegamento, Sibilia certifica il disaccordo in maniera lapidaria: “Qui siamo distanti”.