Consiglio europeo, sull'energia l'Ue non trova l'intesa: "Non c'è una linea comune"
La guerra in Ucraina e le questioni energetiche si intrecciano nel quadro politico europeo e la decisione, che non è solo economica ma anche e soprattutto politica, diventa ogni giorno più complicata. Non è bastato il Consiglio europeo fiume per mettere d'accordo tutti, l'intesa su gas ed energia sembra ancora lontana. E che l'accordo da trovare fosse difficile e che le posizioni fossero spaccate si era capito fin dall'ora di pranzo: la riunione che avrebbe dovuto concludersi entro la mattina è infatti andata avanti fino alla sera delineando la mancanza di una vera linea comune nei Paesi Ue.
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Dopo un lungo braccio di ferro la Spagna - e in parte l'Italia - l'hanno spuntata. Se infatti i leader europei non hanno escluso l'ipotesi di introdurre un tetto ai prezzi dell'energia, come chiedeva l'Italia, il vantaggio maggiore è andato alla penisola iberica. Per le sue caratteristiche che la rendono una sorta di "isola energetica" slegata dal resto del mercato europeo, Spagna e Portogallo hanno ottenuto un regime speciale che consentirà loro di introdurre misure per calmierare i prezzi, senza alterare il mercato. Via libera anche a stoccaggio comune e acquisti volontari di gas, di cui l'Italia può ritenersi soddisfatta.
L'eccezione è stata concessa a Spagna e Portogallo a condizione che "le misure non incidano sulle condizioni degli scambi in misura contraria all'interesse comune". Non solo: le misure devono avere una natura temporanea e si terrà conto del "livello di interconnettività con il mercato unico dell'energia elettrica". Dal Consiglio europeo via libera anche alla valutazione di una serie di opzioni a breve termine presentate dalla Commissione: sussidi ai consumatori tramite buoni, sconti fiscali, aiuti di Stato, fiscalità su accise e Iva e il famoso tetto ai prezzi (price cap), richiesto a gran forza da Roma.
Strada aperta anche alla possibilità di separare il prezzo dell'energia generale da quello del gas, su cui la Commissione si è impegnata a presentare delle opzioni per maggio. Sempre sull'energia, la giornata ha segnato un punto a favore nell'impresa di rendere l'Europa meno dipendente dal gas russo. E la notizia è l'accordo tra Stati Uniti e Unione europea per un aumento delle forniture di gas liquido e la creazione di una task force per sostituire il gas russo. L'intesa, annunciata a Bruxelles dal presidente americano Joe Biden e dalla presidente della Commissione von der Leyen, prevede un aumento delle forniture di Gnl (gas naturale liquefatto) dagli Usa di 15 miliardi di metri cubi già quest'anno, che si vanno ad aggiungere agli attuali 22 che arrivano sulle navi attraverso l'Atlantico. A regime l'Ue punta ad avere un incremento di 50 miliardi di metri cubi l'anno, fino al 2030, andando così a coprire un terzo dei 157 miliardi di metro cubi di gas che importiamo dalla Russia.
La task force - presieduta da un rappresentante della Casa Bianca e da uno della Commissione Ue - organizzerà i suoi sforzi attorno a due obiettivi primari: diversificare le forniture di gas naturale liquefatto in linea con gli obiettivi climatici e ridurre la domanda di gas naturale. Quello della riduzione della domanda sarà un elemento critico che occuperà il dibattito nei prossimi mesi, riferisce un alto funzionario della Commissione. Una riduzione sarà necessaria e l'esempio è quello raggiunto dal governo giapponese dopo l'incidente alla centrale nucleare di Fukushima nel 2011, quando si riuscì a far scendere la domanda del 30%. Riduzione che si può raggiungere anche aumentando l'efficienza.
La Commissione - che sta lavorando su una direttiva in tal senso - ammette che "sarebbe impossibile" arrivare a sostituire tutta l'offerta di gas russo senza ridurre la domanda. Anche il problema dei prezzi alti, che normalmente caratterizza l'importazione di Gnl per le spese di trasporto e trasformazione, dovrebbe essere arginato dalla decisione di legare il costo di importazione al prezzo di riferimento Usa del gas naturale. "Questo garantirà prezzi più accessibili e una stabilità che ci assicurerà energia a buon mercato", spiega una funzionaria Ue.
Con questo accordo sul gas tra Ue e Usa "non si rinuncerà agli obiettivi del Green deal e dell'accordo di Parigi sul clima". Anzi. "Questa crisi offre anche un'opportunità. È un catalizzatore, un catalizzatore che guiderà gli investimenti di cui abbiamo bisogno per raddoppiare i nostri obiettivi di energia pulita e accelerare i progressi verso il nostro futuro a zero emissioni nette", ha rimarcato l'inquilino Biden, "investiremo in soluzioni e tecnologie innovative per passare dai combustibili fossili. E insieme, promuoveremo l'uso di idrogeno pulito e rinnovabile per ridurre le nostre emissioni di carbonio".
C'è anche l'impegno per aumentare le infrastrutture: servono infatti rigassificatori - che possono anche essere realizzati più facilmente con piattaforme galleggianti - e una rete interconnessa, che colleghi ad esempio il gas proveniente dai rigassificatori della Spagna alla Francia e al resto d'Europa. E la Commissione - che invita a usare anche i fondi del Recovery Fund per questo fine - sta studiando dei punti critici dove realizzare nuove strutture che in più abbiano il vantaggio di poter essere usate in futuro per l'idrogeno pulito.